Piano paesaggistico adottato:

icarusRegione Toscana bifronte.

di PAOLO BALDESCHI, su Eddyburg, 20 Luglio 2014.

Dopo due anni di gestazione e di lavoro congiunto tra il Centro interateneo di studi territoriali (Università) e il Settore tutela, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio (Regione), la Toscana ha adottato il nuovo Pit con valenza di Piano paesaggistico. Anche se la delibera parla di “integrazione” del piano precedente, adottato nel 2007 e mai approvato, si tratta di un progetto del tutto diverso, sia nella filosofia, sia nell’architettura, sia nei contenuti. Chi fosse interessato può leggerne i documenti nell’apposito sito della Regione; qui è sufficiente sottolineare che nel piano acquista centralità lo Statuto del territorio che detta le regole di tutela e riproduzione delle “invarianti strutturali”, declinate come “i caratteri idro-geo-morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici”; “i caratteri ecosistemici dei paesaggi”; “il carattere policentrico dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali”; “i caratteri morfotipologici dei sistemi agro-ambientali dei paesaggi rurali”. Lo Statuto è distinto dalla Strategia del piano (nello strumento precedente le due cose si mescolavano in modo confuso). Poiché stabilisce le regole che assicurano la tutela e la riproduzione del patrimonio territoriale e non obiettivi contingenti, lo Statuto non ha scadenze temporali implicite e assume il valore di una Carta costituzionale cui devono conformarsi gli strumenti urbanistici e i piani di settore. Quattro abachi di “morfotipi”- uno per invariante – definiscono per ciascun morfotipo, valori, criticità, obiettivi di qualità. Completano il Piano, le “schede d’ambito” e una cartografia originale che ha avuto un prestigioso riconoscimento internazionale. Né può essere sottovalutato l’enorme lavoro svolto dai funzionari regionali per la “vestizione” dei vincoli paesaggistici, senza il quale il Mibact non avrebbe dato via libera al Piano. Un buon piano, dunque, ma che manca del pilastro fondamentale della nuova legge di governo del territorio, tuttora in gestazione. Piano paesaggistico e legge sono reciprocamente complementari e necessari: senza la legge il Piano è disarmato, se non per la parte vincolistica. Ma anche con la legge approvata, il Piano per forza di cose agirebbe soltanto nella sfera regolativa; gli aspetti propositivi richiedono, infatti, una strumentazione che il Piano non dispone. Per fare un esempio, tutti gli obiettivi di qualità che interessano il mondo agricolo sono tradotti in direttive di tipo promozionale. Non dicono alle imprese agricole “devi mantenere” (terrazzamenti, diversificazione colturale, maglia agraria, ecc.), ma propongono in questo senso politiche di incentivazione che, tuttavia sono messe in opera (o potrebbero) solo dal nuovo Programma di sviluppo rurale. Piano Paesaggistico e Programma di sviluppo rurale, due strumenti che dovrebbero giocare in stretto accordo e che finora sono stati autonomi se non addirittura orientati in senso opposto. Lo stesso vale per i cosiddetti “progetti di paesaggio”, contemplati dal Codice, ma privi di mezzi finanziari specifici. In una parola, l’assessorato all’Urbanistica, guidato con coraggio e competenza da Anna Marson, appare isolato se non addirittura osteggiato dagli altri centri di potere assessorili. Vi è, tuttavia, una questione ancora più fondamentale che è stata messa in luce dalla “battaglia sulle Apuane” di cui è stato già scritto su eddyburg e ancor più dalla paradigmatica vicenda dell’aeroporto fiorentino. Su quest’ultimo punto il Piano paesaggistico è completamente afasico, né poteva essere altrimenti dato che la questione, come tutte le grandi opere infrastrutturali (sottoattraversamento di Firenze da parte della Tav, autostrada tirrenica, variante di valico. ecc.), è sottratta alla pianificazione normale, sia dalla Legge Obiettivo, sia da una precisa volontà politica che in proposito assegna al Piano paesaggistico tutt’al più compiti di mitigazione e compensazione. Subito dopo l’adozione del Piano il consiglio regionale ha, infatti, approvato una variante al Pit che prevede una nuova pista aeroportuale parallela all’autostrada, una “lancia” di 2000 metri (che probabilmente diventeranno 2400, più gli spazi di manovra), conficcata nel costituendo Parco della Piana, distruggendo o compromettendo spazi agricoli, zone umide ed ecosistemi. Il Piano paesaggistico – dopo il gioco al ribasso sulle attività di escavazione nelle Apuane – è stato adottato con i voti della maggioranza e l’astensione di Forza Italia e la Variante aeroportuale del Pit approvata con i voti decisivi dell’opposizione. Regione Toscana bifronte: innovativa nel piano paesaggistico, purché non tocchi gli interessi consolidatisi in scelte sbagliate e in buona parte obsolete, ma che implicano tanto flusso di denaro per alimentare banche, imprese e nomenclatura di potere; e poco male se pochissima vera occupazione. Una strategia ancora basata sulle infrastrutture pesanti, ideologizzate come strumenti di modernizzazione e non sulla cura capillare e amorevole del territorio. Regione Toscana che non ha la forza politica di proporsi come modello alternativo di uno sviluppo durevole e sostenibile; che da un lato adotta un Piano paesaggistico coraggioso (ammesso che non sia stravolto dalle osservazioni dei numerosi cecchini interni ed esterni) e allo stesso tempo lo vanifica in alcune essenziali decisioni strategiche. Con il premierato Renzi-Berlusconi e l’aria che tira nel paese c’è da temere che prevarrà la seconda strada.

Ferrovie dello Stato: Antonini licenziato

imagesIl Comitato NO TUNNEL TAV di Firenze ha manifestato ieri giovedì 17 luglio 2014 presso il Palazzo di Giustizia di Firenze, per dimostrare il proprio supporto a Riccardo Antonini, il ferroviere di Viareggio licenziato da Mauro Moretti, ex amministratore delegato delle Ferrovie.

La vicenda ha una speciale rilevanza perché ad Antonini si è sostanzialmente imputata una mancata fedeltà agli indirizzi aziendali delle Ferrovie dello Stato Italiano: il lavoratore licenziato si è offerto come tecnico di parte dei parenti delle vittime della strage di Viareggio del 29 giugno 2009, dove è emersa tutta l’arroganza e la spregiudicatezza di una gestione aziendale che sta lasciando linee e materiale rotabile in una penosa condizione di manutenzione, indirizzando la maggior parte delle risorse al servizio di “alta velocità”.

Quanto poi la realizzazione di queste linee TAV sia segnata da inadempienze e gravissime ombre – come nel caso del “Passante di Firenze” dove un’inchiesta ha messo in luce il vergognoso livello di corruzione all’interno delle ferrovie stesse, degli organi di controllo e delle ditte coinvolte – rende ancora più nitida la figura impeccabile del ferroviere Riccardo Antonini, disinteressatamente impegnato nella difesa della sicurezza nelle ferrovie.

Se per questo paese, prostrato da troppe vicende di corruzione, connivenze mafiose e malaffare, ci sarà un futuro questo passerà per forza da persone come Riccardo; siamo sicuri che i giudici di Firenze non potranno ignorare l’abisso morale che divide questo semplice lavoratore dal superstipendiato Mauro Moretti.

Comitato NO TUNNEL TAV Firenze

È uscito il n. 2 de “La Città invisibile”.

lacittainvisibile_pucÈ uscito il secondo numero de “La Città invisibile”, la rivista online edita dal laboratorio politico perUnaltracittà. (clicca qui per leggerla).

In questo numero sono presenti contributi di Cristiano Lucchi che ha curato una timeline sulle persone morte in carcere in Toscana, Eros Tetti sullo scandalo dello sfruttamento delle Apuane, Ornella De Zordo sulle commistioni mafiose negli appalti della Tav a Firenze e di Stefano Cecchi e Silvia Gabbrielli sullo stato del mondo del lavoro. Tra i contenuti delle rubriche il video sulla chiusura di Amon, negozio storico di via Palazzuolo, curato da Silvia Chiarantini, Francesca Conti e Alessandra Cinquemani; la video-testimonianza di Andrea Magherini, fratello di Riccardo ucciso mentre veniva fermato dai carabinieri e il caso Ferrulli, di Maurizio De Zordo. Inoltre le cronache dal Palazzo di Giacomo Trombi, l’inutilità della terza corsia tra Incisa e Firenze Sud denunciata dal gruppo per una cittadinanza attiva di Bagno a Ripoli, gli appuntamenti in città e la ricetta della minestra di tenerume di Barbara Zattoni.

Dopo 10 anni in cui perUnaltracittà ha cercato di dare voce alle vertenze e alle realtà di movimento in Consiglio comunale, il gruppo di attivisti e attiviste persegue con “La Città invisibile” le stesse finalità fuori dal Consiglio, potenziando una più stretta collaborazione con le realtà insorgenti presenti in città. Il periodico online, una sorta di Osservatorio territoriale sulle conflittualità sociali esistenti e sui fronti ancora da aprire, nasce quindi per mettere a fuoco e divulgare in modo comprensibile i troppi meccanismi sotterranei della politiche liberiste attuate a Firenze e in Toscana (e non solo).

Paesaggio, l’esempio toscano

15-consiglio-regionaledi RICCARDO CHIARI, il manifesto, 05 Luglio 2014.

Il pro­blema dell’estrazione spesso sel­vag­gia del marmo nel parco delle Apuane, ter­ri­to­rio patri­mo­nio Une­sco, resta aperto. Per tutto il resto però il nuovo piano pae­sag­gi­stico adot­tato dalla regione Toscana è il primo esem­pio nazio­nale di una pia­ni­fi­ca­zione che rie­sce a valo­riz­zare l’identità dei luo­ghi, tute­lan­dola guar­dando al futuro. Per que­sto il gran lavoro fatto dall’assessore toscano Anna Mar­son è stato pre­sen­tato anche a Roma, gra­zie all’associazione Bian­chi Ban­di­nelli e con una fat­tiva discus­sione fra i col­la­bo­ra­tori di Mar­son, Fabio Zita e Sil­via Ron­cuzzi, e rico­no­sciuti esperti come Vezio De Lucia, Rita Paris, Gio­vanni Caudo e Daniele Iacovone.

Anche la Rete dei comi­tati per la difesa del ter­ri­to­rio pro­muove il piano: “È vero che rispetto al pro­getto ini­ziale appro­vato dalla giunta di Enrico Rossi sono state inse­rite alcune cor­re­zioni non accet­ta­bili – rico­no­sce Mauro Chessa — ma l’impianto gene­rale è rima­sto. E que­sto vale soprat­tutto se si tiene conto delle forti pres­sioni eser­ci­tate da chi si è pre­oc­cu­pato di difen­dere inte­ressi pri­vati e par­ti­co­lari. Resta il fatto che con il piano fini­sce in Toscana la sta­gione degli eco­mo­stri e delle vil­lette a schiera: regole rigo­rose sono state intro­dotte nella valu­ta­zione degli inter­venti di tra­sfor­ma­zione del ter­ri­to­rio, e da oggi diverse aree hanno spe­ci­fici vin­coli di tutela”. “Non si può non apprez­zare il com­por­ta­mento della giunta toscana – osserva a sua volta Alberto Asor Rosa – che ha por­tato a con­clu­sione l’impegno che aveva assunto per porre le basi per la difesa del paesaggio”.

L’enorme lavoro di appro­fon­di­mento alla base del piano ha con­vinto anche la con­si­gliera di oppo­si­zione Monica Sgherri a dare voto favo­re­vole: “ E’ un piano basato su un qua­dro cogni­tivo pun­tuale – ricorda l’esponente di Rifon­da­zione — arti­co­lato su venti ambiti che valo­riz­zano l’identità col­let­tiva dei luo­ghi, fatta di pae­sag­gio rurale, poli­cen­tri­smo degli inse­dia­menti, bacini idro­gra­fici. Non sono stati posti vin­coli decon­te­stua­liz­zati, con il rischio di una musei­fi­ca­zione del ter­ri­to­rio. Piut­to­sto è stata tute­lata l’identità col­let­tiva facen­dola vivere, guar­dando al futuro e non pun­tando a una foto­gra­fia sta­tica dell’esistente”.

Sod­di­sfatta, va da sé, l’assessore Mar­son: “Penso che il piano sia un signi­fi­ca­tivo pro­getto per il futuro della Toscana. Il segnale di un diverso svi­luppo pos­si­bile”. Quanto al nodo delle cave, nei 60 giorni per le osser­va­zioni, prima dell’approvazione defi­ni­tiva, la Rete gui­data oggi da Chessa pro­mette bat­ta­glia. Così come Sgherri: “Pos­si­bi­lità di sca­vare, ma con regole certe e non con­tra­rie al piano: quindi che non si pos­sano più can­cel­lare, come avve­nuto in pas­sato, le cre­ste dei monti, e no a nuove cave sopra i 1.200 metri. A tutela del lavoro c’era e c’è il man­te­ni­mento delle cave esi­stenti, con nuove regole fra cui l’obbiettivo della lavo­ra­zione in filiera corta del 50% del mate­riale estratto”.