Paesaggio, l’esempio toscano

15-consiglio-regionaledi RICCARDO CHIARI, il manifesto, 05 Luglio 2014.

Il pro­blema dell’estrazione spesso sel­vag­gia del marmo nel parco delle Apuane, ter­ri­to­rio patri­mo­nio Une­sco, resta aperto. Per tutto il resto però il nuovo piano pae­sag­gi­stico adot­tato dalla regione Toscana è il primo esem­pio nazio­nale di una pia­ni­fi­ca­zione che rie­sce a valo­riz­zare l’identità dei luo­ghi, tute­lan­dola guar­dando al futuro. Per que­sto il gran lavoro fatto dall’assessore toscano Anna Mar­son è stato pre­sen­tato anche a Roma, gra­zie all’associazione Bian­chi Ban­di­nelli e con una fat­tiva discus­sione fra i col­la­bo­ra­tori di Mar­son, Fabio Zita e Sil­via Ron­cuzzi, e rico­no­sciuti esperti come Vezio De Lucia, Rita Paris, Gio­vanni Caudo e Daniele Iacovone.

Anche la Rete dei comi­tati per la difesa del ter­ri­to­rio pro­muove il piano: “È vero che rispetto al pro­getto ini­ziale appro­vato dalla giunta di Enrico Rossi sono state inse­rite alcune cor­re­zioni non accet­ta­bili – rico­no­sce Mauro Chessa — ma l’impianto gene­rale è rima­sto. E que­sto vale soprat­tutto se si tiene conto delle forti pres­sioni eser­ci­tate da chi si è pre­oc­cu­pato di difen­dere inte­ressi pri­vati e par­ti­co­lari. Resta il fatto che con il piano fini­sce in Toscana la sta­gione degli eco­mo­stri e delle vil­lette a schiera: regole rigo­rose sono state intro­dotte nella valu­ta­zione degli inter­venti di tra­sfor­ma­zione del ter­ri­to­rio, e da oggi diverse aree hanno spe­ci­fici vin­coli di tutela”. “Non si può non apprez­zare il com­por­ta­mento della giunta toscana – osserva a sua volta Alberto Asor Rosa – che ha por­tato a con­clu­sione l’impegno che aveva assunto per porre le basi per la difesa del paesaggio”.

L’enorme lavoro di appro­fon­di­mento alla base del piano ha con­vinto anche la con­si­gliera di oppo­si­zione Monica Sgherri a dare voto favo­re­vole: “ E’ un piano basato su un qua­dro cogni­tivo pun­tuale – ricorda l’esponente di Rifon­da­zione — arti­co­lato su venti ambiti che valo­riz­zano l’identità col­let­tiva dei luo­ghi, fatta di pae­sag­gio rurale, poli­cen­tri­smo degli inse­dia­menti, bacini idro­gra­fici. Non sono stati posti vin­coli decon­te­stua­liz­zati, con il rischio di una musei­fi­ca­zione del ter­ri­to­rio. Piut­to­sto è stata tute­lata l’identità col­let­tiva facen­dola vivere, guar­dando al futuro e non pun­tando a una foto­gra­fia sta­tica dell’esistente”.

Sod­di­sfatta, va da sé, l’assessore Mar­son: “Penso che il piano sia un signi­fi­ca­tivo pro­getto per il futuro della Toscana. Il segnale di un diverso svi­luppo pos­si­bile”. Quanto al nodo delle cave, nei 60 giorni per le osser­va­zioni, prima dell’approvazione defi­ni­tiva, la Rete gui­data oggi da Chessa pro­mette bat­ta­glia. Così come Sgherri: “Pos­si­bi­lità di sca­vare, ma con regole certe e non con­tra­rie al piano: quindi che non si pos­sano più can­cel­lare, come avve­nuto in pas­sato, le cre­ste dei monti, e no a nuove cave sopra i 1.200 metri. A tutela del lavoro c’era e c’è il man­te­ni­mento delle cave esi­stenti, con nuove regole fra cui l’obbiettivo della lavo­ra­zione in filiera corta del 50% del mate­riale estratto”.