Un governo di bari

di Paolo Baldeschi, su Eddyburg, 13 luglio.

Baro s. m. (prob. dalla forma di nominativo del lat. baro -onis «briccone, cialtrone»). – Chi bara al gioco delle carte, e in genere truffatore, imbroglione (Dizionario Treccani). Definizione che si attaglia perfettamente al governo Renzi-Gentiloni e al Ministro Gian Luca Galletti, autori del Decreto Legislativo 401 che abolisce di fatto la VIA per le grandi opere pubbliche e rende discrezionali e soggette all’arbitrio dei proponenti e dell’esecutivo le eventuali prescrizioni.

In effetti, sarebbe stato meglio che il governo avesse cancellato ogni obbligo di Valutazione ambientale, facendo cadere l’ultimo velo di ipocrisia. Purtroppo la nostra ancora appartenenza all’Unione Europea non lo consente, ma ha permesso, utilizzando furbescamente la Direttiva europea 2014/52/UE, di ribaltarne spirito e obiettivi nel Decreto che entrerà in vigore il 21 luglio.

D’ora in poi: i) sarà sottoposto a VIA non il progetto definitivo, ma quello “di fattibilità”: ii) i proponenti e l’autorità competente potranno in ogni momento mettersi d’accordo sul grado di definizione del progetto, iii) la verifica di assoggettabilità a VIA non sarà più aperta alla consultazione del pubblico; iv) la commissione VIA sarà integrata da 30 “esperti”  di nomina ministeriale, con l’unico requisito di avere prestato per 5 anni servizio nella pubblica amministrazione, ovverosia la “tecnica” (si fa per dire) agli ordini della (probabilmente cattiva) politica. E molte altre nefandezze già descritte in precedenti scritti apparsi su eddyburg e in un ottimo articolo di Antonio Fiorentino pubblicato su la città invisibile».

E se qualcuno non ottempera alle prescrizioni VIA? Qui il Decreto mostra la sua faccia feroce: «Salvo che il fatto costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 20.000 euro a 80.000 euro nei confronti di colui che, pur essendo in possesso del provvedimento di verifica di assoggettabilità o di valutazione di impatto ambientale, non ne osserva le condizioni ambientali». Come dire che con qualche spicciolo si possono risparmiare diversi milioni di euro trascurando le prescrizioni della VIA, dato che non è esplicitamente previsto l’annullamento degli atti contrastanti o omissivi. Inutile dire che discrezionalità e contrattazione – i principi informatori del Decreto – lo rendono non innocentemente carico di potenzialità criminogene.

Ma tornando all’aeroporto di Firenze, ciò che costituisce una ghiotta occasione per i suoi improvvidi promotori è una norma transitoria che permette, nei procedimenti in corso e su istanza del proponente, di applicare la nuova disciplina o di ritirare il progetto presentato e proporne uno nuovo. Improvvidi, infatti, sono stati ENAC e Toscana Aeroporti, perché avendo fin dall’inizio violato la legge “per prassi consolidata”, hanno presentato un progetto pieno di lacune e contraddizioni, avvitandosi in un succedersi di integrazioni – richieste o volontarie- che hanno avuto come esito di prolungare oltre ogni limite i lavori della Commissione, conclusi con ben 142 prescrizioni: alcune estremamente pesanti, altre che puntano il dito sul conflitto di interessi di ENAC, controllore-controllato, altre che mettono in luce la rischiosità di un aeroporto incastrato tra autostrada, Università e periferia nord-ovest di Firenze. Di fatto, una vera e propria bocciatura che il Ministro Galletti ha tenuta nascosta da diversi mesi. Ci si chiedeva le ragioni di tanta lentezza e opacità, ma l’approvazione del Decreto “libera tutti” chiarisce la strategia del governo e dei suoi sodali, in primis le lobby di Confindustria e delle associazioni dei costruttori. E’ facile prevedere che ENAC ritirerà il progetto formalmente approvato e formulerà la richiesta di “provvedimento unico in materia ambientale” ai sensi della nuova normativa, facendo decadere tutte le prescrizioni della Commissione, che colpevolmente non si era dimostrata prona ai voleri della politica nonostante ogni genere di sollecitazioni e pressioni, e che per questo sarà rimpiazzata e integrata con 30 esperti al servizio del Ministro.

Naturalmente, l’annuncio dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo è stato accolto con esultanza dalla stampa locale che derubrica la Valutazione di Impatto ambientale a inutile burocrazia, da aggirare o azzerare.  «Con il nuovo decreto vengono eliminati tanti elementi di dubbio presenti nella norma sin qui in vigore. Fra questi, il mai risolto nodo sulla necessità di aver depositato il progetto definitivo per il completamento della valutazione di impatto ambientale per gli aeroporti, sebbene tutte le VIA fossero state firmate sulla base di progetti preliminari. Il nuovo decreto taglia la testa al toro: è nero su bianco che è sufficiente il Masterplan» (La Nazione Firenze 11 luglio). Dove non si sa se sia maggiore l’insipienza o la cattiva fede dell’articolista che esulta perché finalmente vengono legalizzate le violazioni “per prassi consolidata” delle leggi (si attende un simile provvedimento per sanare le malefatte dei nostri rappresentanti in Parlamento). L’entusiastica velina segue annunciando che entro un anno sarà tutto approvato e quindi potranno iniziare i lavori.

Sfugge all’articolista, ma, ciò che è molto più grave, ai tanti politici che si battono “senza se e senza ma” a favore del nuovo aeroporto di Firenze (perché? Perché Firenze deve avere il suo aeroporto), che prescrizioni o non prescrizioni – i problemi reali rimarranno tutti in piedi. Si potrà abolire l’obbligo dello spostamento del lago di Peretola, ma non il pericolo di bird-strike se il lago rimarrà nella posizione attuale. Si potrà abolire la prescrizione di valutare il rischio di incidente catastrofico secondo la direttiva Seveso, ma non il rischio catastrofe; si potrà abolire la prescrizione di presentare un programma di smaltimento per i 3 milioni di tonnellate di terra inquinata, ma non la terra inquinata; si potrà abolire l’obbligo di sopraelevare l’autostrada per permettere il sottoattraversamento del nuovo Fosso Reale, ma non il fatto che  il Fosso debba passare sotto l’autostrada: e ciò vale anche per tutte le altre 138 prescrizioni. Con il rischio, data la dubbia legittimità del decreto e l’evidente contrasto rispetto alla normativa europea, di avvitarsi in una spirale di ricorsi e contro ricorsi. A volte ai bari le cose non filano lisce come sperano.

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