Le opache e tortuose vicende dell nuovo aeroporto di Firenze

AdFdi PAOLO BALDESCHI, su Eddyburg04 Giugno 2015

Le vicende in corso sul progetto del nuovo aeroporto di Firenze spiegano come i privati oramai decidano a loro piacimento sulla cosa pubblica con la collaborazione di organismi statali (leggi Ministero delle Infrastrutture ed ENAC); mentre gli enti rappresentativi, in primis la Regione Toscana, stanno a guardare. Comportamenti tanto più gravi se si considera che nel progetto elaborato dalla società Aeroporto di Firenze (Adf) e proposto da ENAC nella procedura VIA, in gioco non sono solo la pista e le sue attrezzature, ma il rifacimento completo della piana a contatto con Firenze: tra l’altro, il nuovo sistema di raccolta delle acque alte e basse – con la deviazione e ricostruzione di un ampio tratto del Fosso Reale – le aree di compensazione delle superfici impermeabilizzate, il nuovo collegamento (quanto mai improbabile) tra il centro di Sesto Fiorentino e l’Osmannoro; per non parlare delle criticità, tra cui le pesanti interferenze con il polo universitario di Sesto e i vincoli che ne impediranno non solo l’ampliamento, ma anche una gestione in sicurezza.

Progetti di questo tipo ed entità, secondo la normativa europea, nazionale e regionale, devono essere accompagnati da un ampio ed effettivo processo di partecipazione. Nella fattispecie, la Regione Toscana si era impegnata, in sede di Variante del Piano di indirizzo territoriale, a sottoporre il progetto a Dibattito pubblico, così come è previsto dalla legge regionale sulla partecipazione. Ma ENAC e Adf non sono d’accordo e non vogliono esami o discussioni: rispondono picche alla Regione che chiede di essere messa a conoscenza del progetto (come sarebbe doveroso in una leale collaborazione) e lo rendono noto come ‘definitivo’ solo nella procedura VIA. Tuttavia, leggendo la documentazione depositata presso il Ministero dell’Ambiente, ci si rende facilmente conto che il progetto è carente in molte parti e in altre elaborato solo in linea di massima; perciò, non di ‘definivo’ si tratta, bensì di ‘progetto preliminare’, non a caso indicato da proponente come ‘Master Plan’.

E qui la faccenda si complica, perché nel documento “Studio di impatto ambientale – aspetti generali”, si afferma che “Il Master Plan è assunto al pari del progetto preliminare/definitivo”. Preliminare o definitivo? Difficile che possa essere contemporaneamente le due cose. La distinzione non è di poco conto, perché, secondo le regole stabilite dalla legge sulla partecipazione, il Dibattito pubblico deve avvenire, prima che tutte le principali scelte, compresa l’opzione zero, siano decise. Ma Adf ed ENAC aggirano l’ostacolo con una tempistica studiata in modo di fare coincidere le fasi del procedimento VIA con il periodo preelettorale, quando non solo non è consentito il Dibattito, ma vi è una sostanziale latitanza della politica e delle istituzioni; presentano, inoltre, un progetto che prevede una pista di 2400 metri a differenza di quella di 2000 metri consentita dal Pit mentre la Regione tace su questo aspetto decisivo (nonostante che Rossi abbia più volte ripetuto che “sulla lunghezza della pista decidiamo noi”).

L’aspetto più grave della vicenda, tuttavia, va oltre l’opacità della gestione del progetto. Il risvolto più critico – un anticipo del potenziale contenuto nella legge Sblocca Italia – è che il piano di una parte così critica e delicata dell’area metropolitana fiorentina sia affidato un operatore privato, Air Corporacion America (anche proprietaria dell’aeroporto di Pisa) che decide sulla base dei propri interessi: mentre quelli pubblici sono tutti da dimostrare; nella marea di documenti prodotti da Adf ne manca, infatti, uno fondamentale: uno studio serio e approfondito che spieghi l’utilità del nuovo aeroporto. Molte pagine a pagamento sui giornali, ma nessuna seria analisi ne spieghi i vantaggi a fronte di un riassetto che accentua criticità e caratteri di artificialità del territorio. In sintesi: il territorio al servizio dell’aeroporto e non viceversa.

A fronte di un progetto di rilevante interesse pubblico che viene gestito non solo privatisticamente, ma in modo non partecipato, cosa fa la Regione Toscana che si vede messa all’angolo e che non viene messa in grado di svolgere il Dibattito pubblico (ammesso che lo voglia veramente svolgere); che potrà intervenire sul progetto di Adf solo in seconda battuta, con un suo parere nella Conferenza di servizi, dove, presumibilmente si arrenderà ai voleri di Marco Carrai, presidente di Adf e sodale di Matteo Renzi? La Regione tace ed è implicitamente accondiscendente; e non è irrilevante che, nonostante il plateale sconfinamento di Adf e ENAC contro uno strumento di pianificazione approvato, la Regione Toscana non abbia presentato alcuna osservazione in proposito (né alcuna osservazione in generale). E cosa fa Enrico Rossi, rieletto con largo margine presidente della Regione Toscana? Manterrà, dopo avere preso le distanze da Anna Marson, il silenzio sulla richiesta di Dibattito pubblico presentata da tutte le associazioni ambientaliste? Rossi rieletto in modo plebiscitario, ma con un 50% di astensioni: per sfiducia nella politica e nelle istituzioni, come è giustificato dalle vicende tortuose e opache del nuovo aeroporto di Firenze.

PS Non stupisce che il progetto dell’aeroporto, nella fase di valutazione di impatto ambientale, abbia ricevuto numerose e dettagliate osservazioni, sia sugli aspetti normativi e procedurali, sia sugli aspetti sostanziali e tecnici. A tutto ciò i rappresentanti di Adf rispondono con arroganza, senza entrare nel merito; preferendo l’invettiva all’argomentazione. Alle documentate e precise osservazioni dell’Università di Firenze, contenute in decine di pagine di studi tecnici, Roberto Naldi, presidente di Corporacion America Italia, risponde: «Mi aspettavo qualcosa di più qualificato, invece lo studio è banale e squalificante, fatto da persone che non hanno alcuna esperienza in fatto di aeroporti»: il ‘privato’ in linea con l’atteggiamento aggressivo di una politica fatta di slogan e di insulti.