Ai margini della campagna elettorale

di chi è il piano del paesaggio?

Rossi-MarsonDalle dichiarazioni di Anna Marson, alla risposta di Enrico Rossi, alla replica di Marson, fino a un intervento di Tomaso Montanari.

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«Paesaggio fuori da tutti i programmi. Il mio piano tocca troppi interessi …»

Da Il corriere fiorentino, 26 maggio.

Piano paesaggistico, questo sconosciuto. Alla presentazione del libro di Tomaso Montanari Privati dei patrimonio, Anna Marson, assessore regionale uscente e madre della legge sul territorio, sostiene che «nei programmi dei candidati governatore il Piano ha un ruolo residuale. E invece sarebbe interessante capire come questo verrà applicato. L’argomento andrebbe preso sul serio, ma mi rendo conto che va a incidere su una serie di interessi». Marson vorrebbe che il tema venisse trattato esplicitamente. Stefano Mugnai (Forza Italia) e Claudio Borghi (Lega) hanno detto che in caso di elezione ritireranno il piano Marson. (A.P.)

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Ma la Marson critica Rossi “Non parla del paesaggio”

di Maria Cristina Carratù, La Repubblica Firenze, 26 maggio.

«Il centro sinistra in campagna elettorale sta dimenticando i temi del governo del territorio. La gente mi ferma per strada e mi chiede: e adesso? E io non so che dire…». Anna Marson, assessore all’urbanistica data per non riconfermata nel prossimo governo regionale a guida Enrico Rossi, si toglie un sassolino dalle scarpe. Anzi, più d’uno. Seduta fra il pubblico molto di sinistra che affolla la libreria Todo Modo per la presentazione del libro di Tomaso Montanari “Privati del patrimonio” (Einaudi), impietosa rassegna del vecchio e nuovo malcostume politico in tema di beni culturali su cui l’autore si confronta con Salvatore Settis e Pippo Civati, Marson concorda col principale “nemico di sinistra” di Matteo Renzi: «Questa libreria – dice Civati- è uno dei pochi luoghi privati che svolgono una funzione pubblica, in un Paese dove di solito avviene il contrario», e anche «la sinistra sta tradendo la cultura del pubblico, tradendo così la Repubblica». La riprova è l’argomento del libro, in cui per beni culturali si intende, ovviamente, anche il patrimonio paesaggistico «su cui», ricorda Marson, «proprio la Toscana, in questi anni, è diventata un punto di riferimento nazionale con il Piano paesaggistico». Approvato dopo mesi di polemiche, un po’ ritoccato rispetto alla versione più hard auspicata dall’assessore, che però non lo rinnega affatto, ed è anzi preoccupata per la sua sorte: «E’ ancora qualcosa in cui mi riconosco e resta una delle positive innovazioni di questa legislatura», sostiene, «il problema è che non sembra molto presente nella campagna elettorale del centro sinistra toscano», mentre lo è, «in negativo, in quella del centro destra». E se è vero Marson che il Piano è legge, «tutto dipenderà da come sarà applicato, cioè dalla volontà politica di renderlo efficace, ci sono tante leggi avanzate in Italia che non dispiegano i loro effetti per mancanza di impegno politico». Quello, che secondo Marson, rischia di mancare al prossimo governo regionale, visto che di impegni in questo senso «non ne sento», Eppure, «sarebbe bene che gli elettori si facessero un’idea di chi eleggere proprio in base alle intenzioni dei candidati di portare avanti, oppure no, quel piano». Dal tavolo dei relatori, Civati sembra farle eco: «La politica non si fa solo per vincere, ma per rappresentare le persone», dice, e se Renzi «ha lasciato perdere la sinistra, creato un dissidio con intellettuali, sindacati, insegnanti, e ambientalisti, non è certo colpa mia».

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martedì, 26 maggio 2015 ore 13:19

Il Presidente Rossi contro Marson: “Stia tranquilla, il piano paesaggistico è mio”

Tratta da Lucca In Diretta – Politica

“Sono dispiaciuto delle affermazioni dell’assessore Marson circa il fatto che non parlerei del piano del paesaggio. Non avendola mai vista a nessuna delle mie tante iniziative, durante le quali ho difeso e valorizzato le scelte del piano approvato, non capisco da dove deduca questa osservazione palesemente infondata”. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana e candidato alla rielezione, replica così alle dichiarazioni dell’assessore uscente Marson, in merito al piano del paesaggio.

“Vale la pena sottolineare – prosegue Rossi – che il Piano del Paesaggio è stato approvato grazie ad un emendamento a mia firma che lo ha riscritto pressochè interamente ottenendo sia l’intesa con il Mibac sia un voto a larghissima maggioranza che ha coinvolto la sinistra estrema. Ringrazio l’assessore Marson per il lavoro di elaborazione svolto, che si sarebbe vanificato senza il mio impegno. Può stare tranquilla, quel piano è mio. E con la nota cocciutaggine di cui spesso sono rimproverato, se sarò Presidente non permetterò a nessuno di stravolgerlo né di strumentalizzarlo. Non è il momento di fare nomine, come ad esempio quelle assolutamente urgenti per l’osservatorio del paesaggio. E quando il momento arriverà, sarà mia cura garantire che siano rappresentate nello stesso organismo le diverse competenze e sensibilità necessarie, incluse quelle espresse dall’associazionismo ambientalista. Lo stesso ufficio giuridico della Regione ci consiglia di non assumere in questo momento una delibera di simile valore, ma di farlo dopo l’insediamento della nuova giunta”.

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La risposta di Anna Marson

FIRENZE (ANSA), 27 MAG

Il piano del paesaggio della Regione Toscana, dopo la sua difficile approvazione, non cessa di essere al centro della discussione anche da parte di due dei suoi protagonisti, l’assessore uscente all’urbanistica Anna Marson ed il presidente della Regione, e candidato alla rielezione, Enrico Rossi. Oggi l’assessore Marson, dopo uno ‘scambio’ dei giorni scorsi a proposito dell’istituzione da adesso dell’Osservatorio sul paesaggio, è tornata a parlarne. “E’ un’ottima cosa che il presidente Rossi senta così ‘suo’ il piano del paesaggio, perché è davvero uno strumento per tutti i cittadini toscani e il loro futuro. Ma – dice – non sono per niente tranquilla. Il destino delle importanti riforme compiute in questa legislatura con la nuova legge sul governo del territorio e con il piano del paesaggio si giocherà in buona parte nella loro attuazione quotidiana e nei rapporti con le diverse politiche di settore”.

“Nei programmi elettorali della coalizione che rappresenta la maggioranza uscente – ha detto Marson partecipando oggi a Firenze ad un dibattito della lista Popolo Toscano che sostiene la candidatura di Rossi – le politiche di governo del territorio e del paesaggio sono trattate in termini marginali, con enfasi sui soli aspetti, pur importanti, dell’efficienza. La speranza che la Regione Toscana potesse rinnovare il suo ruolo di riferimento nazionale per una concezione del governo del territorio come posta in gioco rilevante e partecipata dalla collettività sembra affievolirsi, nonostante l’immane lavoro compiuto in tal senso”.

“Di questo lavoro la proposta di istituire fin d’ora l’Osservatorio del paesaggio, in attuazione di quanto già previsto da uno specifico articolo della legge regionale, costituiva l’ultimo tassello. Lasciando ovviamente le singole nomine alla futura giunta regionale, ciò avrebbe strutturato un organismo chiamato a ‘osservare’ gli effetti della regolazione pubblica delle trasformazioni del territorio e del paesaggio anche con il contributo delle associazioni ambientali, associazioni che hanno dimostrato una straordinaria capacità di comprendere e appoggiare le riforme a tutela degli interessi

collettivi. Pur riconoscendo il ruolo fondamentale svolto da Enrico Rossi – conclude Marson – senza la mobilitazione di queste associazioni e di un’ampia rappresentanza della società civile oggi la Toscana non avrebbe un piano del paesaggio universalmente riconosciuto come tale”. (ANSA).

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L’intervento di Tomaso Montanari del 28 maggio su http://articolo9.blogautore.repubblica.it/

Elezioni in Toscana: #paesaggiostaisereno

Domenica sera anche in Toscana ci sarà un vincitore e un vinto: ma, a differenza che in tutte le altre regioni in cui si vota, il vincitore e il vinto avranno lo stesso nome, quello di Enrico Rossi. Il quale sarà di nuovo presidente (anche se probabilmente punito da un’astensione record), ma non sarà più lui.

Almeno, non il Rossi in cui avevano sperato gli (ormai ex) elettori Pd che (come me) ritengono la svolta renziana una irreversibile mutazione genetica. Non il Rossi che si era presentato come un’alternativa, e che giorno dopo giorno è invece meno distinguibile dagli imbarazzanti vassalli toscani del premier-segretario.

La spia più impressionante di questa precipitosa omologazione è la trasformazione del linguaggio di Rossi, un tempo gentile e quasi timido, oggi intriso dall’inconfondibile arroganza renziana. Nelle ultime ore questa inedita violenza verbale si è appuntata su Anna Marson: sua attuale assessore e autrice principale di quel Piano del Paesaggio che è uno dei principali risultati della Giunta uscente.

La Marson ha la colpa di aver notato che il programma di Rossi è singolarmente reticente proprio sul paesaggio, e di aver dunque espresso la sua preoccupazione per ciò che succederà al Piano e soprattutto al paesaggio da lunedì in poi. Come spiega la Marson in una nota diffusa dall’Ansa (ma ignorata dalla stampa toscana di oggi) Rossi avrebbe potuto creare subito l’Osservatorio (aperto anche alle associazioni) previsto dal Piano, ma ha preferito rimandare alla prossima legislatura: un pessimo segnale. Perché è evidente che il Pd toscano neorenziano, che ha provato in tutti i modi ad affondare il Piano (ed ha dovuto mandarlo giù solo perché Rossi avrebbe completamente perso la faccia), si appresta ora a smontarlo pezzo a pezzo. E a livello nazionale, il partito che ha varato lo Sblocca Italia ha fretta di liquidare quell’ intralcio ‘ambientalista’ ereditato da un passato di sinistra che si vuol archiviare più in fretta possibile.

Se le cose non stessero così, Rossi avrebbe fatto di Anna Marson – cioè del suo lavoro, e del suo rapporto con le associazioni e i comitati di cittadini che lottano perché la Repubblica tuteli davvero l’ambiente (come prescrive l’articolo della Costituzione che dà il titolo a questo blog) – una bandiera elettorale. Così non è stato, perché nel frattempo – come è detto in un appello elettorale firmato anche da chi scrive – «il Pd toscano ha subìto una profonda mutazione genetica, ed Enrico Rossi non ha più alcun margine di indipendenza politica dalla linea di Matteo Renzi. Quel modello è finito».

Alla vigilia del voto, le dichiarazioni della Marson rischiano di fornire ai cittadini toscani un prezioso elemento di conoscenza: qualcosa di rivoluzionario, in una campagna elettorale singolarmente vuota di contenuti, sottotono, quasi al cloroformio. Da qui la reazione scomposta del segretario del Pd toscano (il brutale Dario Parrini), il quale si è ben guardato dal rispondere nel merito, ma ha accusato la Marson di «infelici speculazioni elettorali» (e non si capisce a pro’ di chi, visto che la Marson non è candidata né sostiene alcuna lista). Ma è stato Enrico Rossi a rilasciare la dichiarazione più inquietante: «Il Piano è mio, Marson può stare tranquilla». No, caro Rossi: il Piano non è tuo. È dei toscani, è degli italiani. E dopo il «ghe pensi mi» berlusconiano, e l’uomo solo al comando renziano, in tanti speravamo proprio di non sentirti mai dire una cosa del genere.

Il programma elettorale del Pd toscano è #paesaggiostaisereno. Toscani avvisati, mezzi salvati.