Progetti inutili e dannosi. Sabato convegno e sit-in a Firenze
di Alberto Zlparo, su il manifesto, 5 marzo 2015.
Il nodo della mobilità è sempre più centrico nell’area fiorentina. Ma manca uno scenario di pianificazione credibile, argomento di cui si parlerà in un convegno organizzato dai comitati con il Laboratorio di progettazione urbanistica dell’Università sabato mattina 7 marzo all’auditorium di Sant’Apollonia in via San Gallo.
I lavori fermi della Tav – a parte qualche modesto movimento alla “stazione Foster” – costituiscono ormai un monumento alla reiterata incapacità della governance ai vari livelli, che avrebbe I’occasione per abbandonare un progetto inutile e dannoso per la città. Di fronte agli enormi problemi già emersi, con criticità notevoli accentuate da irregolarità e illegittimità amministrative e penali – vedi i rinvii a giudizio con cui si è conclusa una prima inchiesta della magistratura – appare bizzarra l’insistenza a ripetere che «solo il sottoattraversamento Av libererà le linee per il traffico locale, risolvendo il problema». Invece è stato dimostrato che una coppia di binari aggiuntivi in superficie sarebbe molto più vantaggiosa per ottimizzazione funzionale e modello di esercizio. Specie se integrata a un completamento del sistema ferroviario metropolitano che si potrebbe realizzare – insieme alla Tav in superficie – proprio con le stesse risorse destinate ai tunnel e alla stazione sotterranea. Del resto il progetto è tuttora bloccato da problemi insoluti. Non ultimo quello delle terre di scavo, per le quali oggi si chiede al Cnr, per il riutilizzo immediato, il «miracolo» di dichiarare che le terre non sono né tossiche né inconsistenti, come invece risulta anche dagli studi applicativi più recenti, con la conseguente necessità di trattamento in situ o di trasporto in discarica da realizzare appositamente: (circostanze che richiedono ambedue una nuova Valutazione di impatto ambientale ad hoc). Qualora poi i lavori riprendessero, emergerebbero nuovi problemi, già incombenti: si va dalla mutata natura del contraente generale, alla mancanza di Vìa del progetto Foster di stazione sotterranea, per finire con le conseguenze dell’avanzamento dei lavori, con gli effetti dannosi dello scavo.
Per quanto riguarda il primo punto, va ricordato che, con il sostanziale fallimento dell’impresa Coopsette è mutata la natura del general contractor: si è proceduto allora alla sua sostituzione «con procedura singolare più che particolare» e per nulla trasparente, con la società Condotte, una delle maggiori operanti nel settore Grandi Opere ex legge Obiettivo. Ma proprio la stessa legge chiarisce che non sono possibili tali subentri automatici.
Secondo punto, il progetto di stazione Foster manca di Vìa. È ormai infatti stato chiarito che nella Conferenza dei servizi del 2003 il proponente dichiarava una palese falsità: ovvero che all’uopo fosse valida la Vìa allegata al progetto Zevi per Belfiore, già abbandonato e riferito ad un altro elaborato per un sito diverso. Per giunta quella decisione era tesa proprio a nascondere i gravi problemi ambientali legati al «più grande scavo della storia del sottosuolo del centro fiorentino». Tra questi gli insufficienti studi sismologici, la mancata verifica dei regimi alluvionali, e i rischi di danni da scavo.
Peraltro il passante Tav non è l’unica grande opera «inutile e dannosa» che sta per abbattersi sulla città. Incombe l’ampliamento dell’aeroporto, con la costruzione di nuova pista più lunga di quella prevista dal Piano Territoriale regionale. Impatti enormi, anche su quello che resta del Parco della Piana, e rischi per diverse attività tra cui quelle del Polo scientifico universitario (che si oppone e ha impugnato il progetto). Inoltre l’ampliamento dell’aeroporto Vespucci di fatto prospetta una logica di concorrenza, e non di integrazione, con l’aeroporto intercontinentale Galilei di Pisa.
Tirando le somme, nel settore dei trasporti si continua a tentare di imporre questo o quel «grande progetto», quasi sempre avulso dalla reale domanda sociale. Questa logica va abbandonata per tornare a scenari di pianificazione corretta e sostenibile del territorio e dei trasporti.
Oggi il Piano paesaggistico regionale, voluto dall’assessore-urbanista Anna Marson e sotto un durissimo attacco congiunto di destra e renziani, fornisce il quadro territoriale su cui inserire progetti programmaticamente validi di mobilità sostenibile. Questa logica, apprezzata e promossa anche da movimenti, comitati e dal gruppo di ricerca «mobilità sostenibile» dell’Università di Firenze, è alla base del la giornata di discussione di sabato mattina, che ha per titolo «Scenario di mobilità sostenibile invece delle grandi opere inutili». Al quale seguirà, nel pomeriggio, la partecipazione a un sit-in in difesa del Piano paesaggistico così come è stato progettato dall’assessore Marson.