“Senza la gente/non si decide niente”

la battaglia delle mamme del no e l’occasione di tornare a far politica

imagesdi Tomaso Montanari, Repubblica Firenze, 20 maggio.

“Senza la gente/non si decide niente”:  è questo il messaggio più forte della mobilitazione di sabato scorso contro l’inceneritore di Case Passerini. Queste parole sono risuonate dalle estreme periferie fino al centro del potere e del marketing di Firenze.

E qui la ‘gente’ – non i turisti, ma i cittadini – è tornata per qualche ora visibile, la quinta di plastica del turismo è ridiventata una città vera, con tutte le sue fratture e contraddizioni.

Il senso del messaggio trascende perfino il suo scopo immediato: che è la battaglia delle Mamme No Inceneritore e dei Comitati della Piana contro quella che, anche a me, pare una follia: fare un inceneritore mentre tutto il mondo avanzato cerca altre strade.

Ma anche chi fosse entusiasta dell’incenerimento dei rifiuti avrebbe più di un motivo per ascoltare con attenzione quello slogan:  <Senza la gente /non si decide niente>.

In un momento in cui l’astensione – e più in generale il disimpegno, la disillusione, la depressione politica – è (dovrebbe essere) il principale cruccio di chi governa, migliaia di cittadini marciano chiedendo partecipazione: un fortissimo atto di fede nella vitalità della politica.

E, invece, la tentazione dei decisori politici è quella di liquidare il corteo come antipolitica, come protesta sterile, come frutto della sindrome nimby (“not in my backyard” “non nel mio cortile”). Ma proviamo a sciogliere nimby in un altro modo “not in my body”.

Chi ha sfilato sabato rivendicava la sovranità innanzitutto sul proprio corpo: cioè il diritto di partecipare a decisioni che potranno modificare, e perfino distruggere, la salute.

Ora, da sempre   la conquista della sovranità sul proprio corpo è il primo passo vero la costruzione di un cittadinanza piena, di una partecipazione sostanziale: quella per cui “senza la gente/non si decide niente”.

Questo capitale politico, questo popolo che chiede di contare deve poter trovare interlocutori all’altezza: una classe politica capace di costruire processi di partecipazione vera, e non imbarazzanti simulacri (come i Cento Luoghi). E capace di dire le cose come stanno: fornendo a tutti i cittadini gli strumenti informativi e culturali indispensabili per farsi  un’opinione. Il popolo del no all’inceneritore ha imposto alla sonnecchiosa agenda fiorentina la questione più alta della democrazia moderna: il rapporto tra verità scientifica e decisione politica, la possibilità dei cittadini di accedere alla prima e partecipare alla seconda.

Se la risposta dell’amministrazione continuerà ad essere: “abbiamo già deciso”, non solo si andrà ad una stagione di scontri frontali assai pericolosi, ma si perderà I’occasione forse più importante per tornare a fare politica sul serio.

È quel che chiede l’articolo 3 della Costituzione: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono …l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Tradotto: “senza la gente /non si decide niente”.