Malaffare italiano, denaro europeo

pubblicazione-infrastrutture-COPERTINA-WEBCome l’Unione Europea finanzia le infrastrutture italiane marchiate di corruzione

Un dossier dal sito www.recommon.org, che si può scaricare qui.

L’Italia è il Paese delle Mazzette, ormai lo sanno tutti, anche l’Unione Europea. Nonostante ciò, non è permesso sconfessare il mantra delle grandi opere. In particolare c’è un’istituzione che non si tira mai indietro nell’aiutare le nostre imprese, pubbliche o private che siano, nella loro realizzazione. È la Banca europea per gli investimenti, meglio conosciuta con l’acronimo BEI. Nel 2014 la generosità della BEI nei confronti del nostro Paese ha fatto segnare un nuovo record: 10,9 miliardi erogati direttamente, altri 0,5 attraverso il Fondo europeo per gli investimenti. Un bel 4% in più rispetto al 2013.

Eppure per tanti progetti segnati dal male della corruzione e delle infiltrazioni mafiose, dal Mose alla Salerno-Reggio Calabria, passando per il rigassificatore di Livorno e l’inceneritore di Parma, la BEI ha continuato a erogare quattrini anche dopo che il bubbone era già scoppiato. Perché? Se i fondi europei devono proprio essere investiti in infrastrutture ed è risaputo che le autorità amministrative italiane sono incapaci di gestirli, quale rigorosa politica deve essere messa in piedi da parte delle istituzioni europee per evitare che si continui ad alimentare un sistema corrotto? E, poi, quali responsabilità penali ed amministrative dovrebbero ricadere anche sui i primi della classe di Bruxelles che si ostinano a prestare all’Italia corrotta, dopo tante parole di allarme sull’emergenza tricolore?

Perché, come dice Palazzo Chigi, le grandi opere si faranno, perché si devono fare. Punto e a capo. Pazienza se, come raccontiamo nella nostra nuova pubblicazione, le vicende dei vari Mose, Salerno-Reggio Calabria, Passante di Mestre, rigassificatore di Livorno e inceneritore di Parma siano state contraddistinte da una rosa molto ampia di irregolarità e cattiva gestione. Politici e imprenditori, ma anche funzionari di vari ordini dello Stato, sono tutt’ora sotto indagine oppure sono già stati giudicati colpevoli per le loro azioni. Ma l’Europa continua a fare orecchie da mercante.

Quel che è sotto gli occhi di tutti, che ormai si può dare come un dato acquisito, è che la relazione pubblico-privato, dove i corrotti stanno in blocchi di potere radicati su entrambi i fronti, produce tanti, troppi disastri.