No al tunnel TAV

22 marzoIl Pd di Renzi-Nardella tira dritto: “La Tav va fatta sotto Firenze”,

di RICCARDO CHIARI, Il Manifesto, 23 marzo 2014.

Il Pd di Mat­teo Renzi non ha dubbi: il farao­nico, costo­sis­simo e rischioso pro­getto del sotto-attraversamento fio­ren­tino dell’alta velo­cità deve andare avanti. “La Tav è un pro­getto nazio­nale di Fer­ro­vie dello Stato, e ci augu­riamo che que­sto can­tiere riprenda il prima pos­si­bile”. Parole di Dario Nar­della, neo depu­tato tor­nato vice­sin­daco per­ché il lea­der lo vuole in Palazzo Vec­chio. Un can­di­dato sin­daco che, alla vigi­lia delle odierne pri­ma­rie di un par­tito che gli ha subito tolto dai piedi l’unico peri­colo (Euge­nio Giani), snobba l’invito del comi­tato “No tun­nel Tav” ad una gior­nata di ana­lisi — eccel­lente — sulle enormi cri­ti­cità della grande opera. Con in paral­lelo la pre­sen­ta­zione di quella alter­na­tiva, di super­fi­cie, esi­stente fin dagli anni ’90. Diven­tata oggi un raf­fi­nato e inno­va­tivo maxi­pro­getto di sistema fer­ro­via­rio inte­grato per l’area metro­po­li­tana fio­ren­tina. Meno impat­tante. Assai meno costoso. Ben più utile per un traf­fico fer­ro­via­rio che, dati alla mano, conta molti più pen­do­lari locali – pena­liz­za­tis­simi — che utenti Tav.

Per giunta sul nodo di Firenze, e più in gene­rale sull’intero per­corso dell’alta velo­cità che da Bolo­gna arriva nel capo­luogo toscano, pesano costi stra­to­sfe­rici per la col­let­ti­vità. Anche senza con­si­de­rare il sotto-attraversamento, con annessa una nuova, grande sta­zione sot­ter­ra­nea a soli due chi­lo­me­tri dalla cen­trale Santa Maria Novella, la tratta appen­ni­nica di 78,5 chi­lo­me­tri è costata la cifra record di 96,4 milioni al chi­lo­me­tro. Una somma enorme, cui dovrebbe aggiun­gersi almeno un altro miliardo e mezzo per il pas­sante fio­ren­tino. Di più: le inda­gini della magi­stra­tura, e il pro­cesso per le deva­sta­zioni ambien­tali in Mugello che si è appena (ri)concluso in corte d’appello dopo che la Cas­sa­zione ha fis­sato alcuni impor­tanti punti fermi, hanno sco­per­chiato un vaso di pan­dora da cui è uscito l’intero codice penale o quasi. Tanto da aver bloc­cato, da più di un anno, i lavori del pas­sante sotterraneo.

In que­sto con­te­sto, tanto dram­ma­tico quanto abi­tuale per gli stu­diosi delle pato­lo­gie inva­ria­bil­mente con­nesse alle grandi opere ita­liane, il giu­di­zio di Alberto Asor Rosa è ful­mi­nante: “Se que­sti for­mi­da­bili errori non fos­sero com­messi per motivi di inte­resse eco­no­mico, non smet­te­reb­bero certo di essere di una gra­vità ecce­zio­nale. Se die­tro non ci fosse la cor­ru­zione, anche se fos­sero fon­dati solo su un ragio­na­mento sba­gliato dal punto di vista tec­nico, vor­rebbe dire comun­que che il cer­vello delle nostre classi diri­genti è finito in pappa”.

Anche Asor Rosa, che pre­siede la Rete dei comi­tati per la difesa del ter­ri­to­rio, ha fatto sen­tire la sua voce alla sala delle ex Leo­pol­dine in piazza Tasso. Insieme a quelle di Maria­rita Signo­rini di Ita­lia Nostra, Fau­sto Fer­ruzza di Legam­biente, e ad inge­gneri, urba­ni­sti, archi­tetti e geo­logi (Alberto Ziparo, Mas­simo Perini, Gior­gio Piz­ziolo, Vin­cenzo Abruzzo, Roberto Budini Gat­tai, Alberto Magna­ghi, Mauro Chessa, Teresa Cre­spel­lani, Enrico Becat­tini, Man­lio Mar­chetta e Ales­san­dro Jaff). Del resto fra gli orga­niz­za­tori della gior­nata c’era anche il “Lapei”, il Labo­ra­to­rio di pro­get­ta­zione eco­lo­gica degli inse­dia­menti, nato sotto l’egida dell’ateneo fio­ren­tino. Men­tre, sull’altro piatto della bilan­cia, a dare for­fait non è stato il solo Nar­della: il neo vice­mi­ni­stro Ric­cardo Nen­cini, mugel­lano, ha girato alla larga da piazza Tasso, così come Con­fin­du­stria, Con­far­ti­gia­nato, e gli stessi sin­da­cati confederali.

Sul punto, a nome del comi­tato No tun­nel Tav, l’ex fer­ro­viere Tiziano Car­dosi non ha nasco­sto l’amarezza: “Qual­cuno ci ha detto che aveva altri impe­gni. Qual­cun altro ha ammesso che non se la sen­tiva di rom­pere certi equi­li­bri. Ma se certi ragio­na­menti arri­vano anche dalle asso­cia­zioni di cate­go­ria, vuol dire che ad essere ‘malato’ c’è qual­cosa di più pro­fondo della sem­plice dina­mica partitico-politica”. Quest’ultima resta comun­que il fat­tore deci­sivo: “Abbiamo un nuovo pre­si­dente del con­si­glio che vuole agire con la spen­ding review per recu­pe­rare gli spre­chi di denaro pub­blico — osserva Ornella De Zordo — sce­gliere l’opzione del pas­sag­gio in super­fi­cie, in una città che lui cono­sce bene, sarebbe un’ottima occa­sione per pas­sare dalle tante parole ai fatti”. Con­ferma Asor Rosa: “Se Renzi volesse, nella sua posi­zione avrebbe la pos­si­bi­lità di eser­ci­tare una fun­zione molto rile­vante”. Se.

 

 

La Orte-Mestre e il paesaggio che scompare

no-autostrada-orte-mestre“Chi semina asfalto, raccoglie traffico”. È un’attacco all’articolo 9 della Costituzione il via libera all’autostrada di 396 chilometri tra Lazio e Veneto. Costerà quasi 10 miliardi di euro.

L’itinerario tra Orte e Mestre è un viaggio lungo l’articolo 9 della Costituzione perché attraversa aree straordinarie del punto di vista paesaggistico. Si risale il Tevere fino alle sorgenti, attraversando Umbria e Toscana, poi il Parco nazionale del Casentino, e si scende verso la Romagna. Da lì, si arriva a Venezia attraversando le valli di Comacchio e del Mezzano e infine il Parco del Delta del Po e la bellissima Riviera del Brenta.

È un viaggio unico se si sceglie di compierlo a “passo lento”, ma potrebbe diventare l’ennesimo paesaggio che scompare veloce lungo un’autostrada: a novembre 2013 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha dato il via libera al progetto preliminare della Orte-Mestre. Lunga 396 chilometri, “l’Autostrada del Sole del ventunesimo secolo”.

L’opera costerà almeno 9,844 miliardi di euro e dovrebbe essere realizzata in regime di concessione di costruzione e gestione, cioè in project financing: a pagare, cioè, dovrebbe essere il “privato”
“legge Obiettivo”, tra le opere strategiche – ha scelto di sostenere indirettamente parte dei costi, visto che nei primi 15 anni di gestione il come riassumono gli attivisti che in Veneto sono impegnati per contrastare l’opera, sono “gli interessi di pochi sulla pelle di molti”, come si legge su uno striscione, appeso lungo il Naviglio del Brenta.

Dietro lo striscione ci sono campi coltivati. Terreni agricoli che non sono attraenti per “chi semina asfalto”, e “raccoglie traffico”, come spiega il sito della Rete nazionale Stop OR_ME, che da Terni a Mira raccoglie associazioni ambientaliste e comitati di base contrari all’opera. Potete seguirli su www.stoporme.org

Luca Martinelli (Altreconomia)

Il video di Altreconomia