C’era una volta una collina …

c'era una volta...

Campiglia: Preoccupante il Piano delle attività estrattive adottato dalla Provincia di Livorno.

Il 29 Gennaio è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana il Piano per le attività estrattive della provincia di Livorno adottato dal Consiglio provinciale in data 10-1-2014.

Nell’incontro del 2 Dicembre 2013 tra Comitato per Campiglia e 3° Commissione permanente della Provincia, era stato fatto presente come il Piano non rispecchiasse ormai la situazione reale nel settore degli inerti in quanto i dati previsionali riportati nel Piano Regionale risalenti al 2002, e quelli conseguenti nel Piano Provinciale risalenti al 2010, erano totalmente da rivedere alla luce della crisi del settore delle opere edilizie private e pubbliche e della lavorazione delle acciaierie, che rende sovrastimato il fabbisogno di non meno del 38%.

Nell’incontro era stato sottolineato poi il fatto che il Piano, dal punto di vista riuso dei materiali non teneva conto di una nuova realtà come l’impianto T.A.P. di Piombino creato con soldi pubblici (più di € 10.000.000 stanziati 13 anni fa) e messo in grado di produrre CONGLOMIX certificato, utilizzando gli scarti di lavorazione delle acciaierie, solo nel 2013.

Si faceva poi presente che, stando ai dati del materiale estratto tra il 2000 e il 2010 (tra Cave di Campiglia e SALES mc. 7.000.000) e di quello ancora da estrarre (mc.11.400.000) a scadenza delle concessioni (rispettivamente 2018 e 2020) il materiale estratto sarà molto minore a quanto concesso.

Questo voleva essere un invito a chiarire definitamente se sarebbe stata discriminante la data di scadenza delle concessioni o il volume estraibile concesso. Una decisione in tal senso significherebbe dichiarare che le cave andranno avanti probabilmente fino al 2030 senza potere e volere affrontare il problema del suo impatto sul paesaggio, sulle altre attività produttive e sulle azioni indirizzate a creare altri posti di lavoro in grado anche di riassorbire buona parte dei posti di lavoro oggi presenti nelle cave.

La scelta, sostenuta dalla maggioranza di governo, di adottare il Piano con questi difetti sostanziali, rende preoccupante la situazione. L’esperienza fatta fino ad oggi sulla capacità delle osservazioni di incidere sui progetti adottati di tipo pianificatorio (regionale, provinciale e comunale) è estremamente negativa visto che osservazioni che rimettono in discussione l’impianto del piano vengono in genere sempre respinte.

Il problema va affrontato globalmente da Regione, Provincia e Comuni. il Comitato ha chiesto allora alla Provincia di mantenere la promessa fatta all’incontro con la 3° commissione, attivando un confronto con i Sindaci della Val di Cornia e i cittadini, magari con la presenza della stessa Regione, per illustrare il Piano adottato e rispondere a come la Provincia intende affrontare il tema di quello che viene definito “distretto estrattivo” della Toscana e che non può essere risolto lasciando i Comuni a decidere separatamente su problemi più grandi di loro.

Comitato per Campiglia

Bonifiche in Italia:

pcb ap

Nasce il Coordinamento Nazionale Siti Contaminati (CNSC) per riunire comitati e associazioni impegnati sul fronte dell’inquinamento.

Ecco la piattaforma: primo obiettivo fermare l’art.4 del Decreto Destinazione Italia che regala i soldi delle bonifiche agli inquinatori. CNSC: “Accordi di programma o sanatorie? Che fine fa il principio ‘Chi inquina paga’? Chiediamo che l’articolo del decreto in discussione in Parlamento venga cancellato.”

In Italia oltre 15.000 siti sono potenzialmente contaminati e milioni di cittadini sono esposti a sostanze pericolose e tossiche rilasciate nell’ambiente negli ultimi decenni. Petrolchimici, discariche tossiche, raffinerie, industrie chimiche hanno devastato il paese e continuano a farlo visto che gran parte dei siti non è stato neanche messo in sicurezza. Proprio in questi giorni, invece di promuovere norme utili a far pagare fino in fondo agli inquinatori il recupero delle aree, il parlamento è impegnato ad esaminare il Decreto Destinazione Italia che contiene un vero e proprio regalo ai responsabili delle peggiori situazioni di inquinamento in Italia.

“Nel decreto Destinazione Italia c’è un articolo sulle bonifiche dei siti inquinati che prevede una nuova modalità per la firma di accordi di programma per la reindustrializzazione che somiglia tanto ad una sanatoria per i responsabili della contaminazione. Ma in Italia vale ancora il principio ‘Chi inquina paga’ o no?”. È questo il duro commento del Coordinamento Nazionale Siti Contaminati, una rete di associazioni, comitati e movimenti che operano a livello nazionale e locale per il risanamento dei siti inquinati da bonificare, sull’articolo 4 del decreto in discussione in questi giorni alla Camera dei deputati.

“In base a quanto previsto dal decreto – continua il Coordinamento – gli inquinatori che firmano l’accordo di programma col ministero dell’ambiente e con quello dello sviluppo economico vengono esentati da ogni altro obbligo di bonifica sul sito oggetto dell’accordo. Il Decreto, infatti, consente di stringere accordi di programma anche con i proprietari dei terreni responsabili dell’inquinamento, se avvenuto entro il 2007, ovvero praticamente tutti i siti inquinati censiti in Italia. Tali accordi potranno anche prevedere la sola messa in sicurezza e non la bonifica e finanziamenti pubblici, in pieno contrasto con il principio “Chi inquina paga”. Una volta sancito l’accordo gli inquinatori non avranno più nulla da temere qualora la situazione di inquinamento ambientale risulti più grave del previsto, ad esempio con nuove indagini. L’accordo equivarrà ad un vero e proprio condono tombale, pagato dagli stessi cittadini inquinati. Il Decreto è ora in discussione in Parlamento per la conversione in legge e chiediamo che questo articolo venga cancellato.”

Nei Siti di Bonifica Nazionale e in quelli di scala regionale e locale sono impegnati da anni comitati, associazioni e movimenti. Ora è nata una Rete con una piattaforma comune, che chiede un immediato intervento per garantire la qualità ambientale e la tutela della salute degli abitanti nei nostri territori: ilCoordinamento Nazionale Siti Contaminati (CNSC).

Questo cammino è iniziato il 22 ottobre 2011, quando all’Università di Chieti – Pescara si sono incontrate alcune Associazioni, Wwf Abruzzo e Medicina Democratica, continuando a Colleferro (RM) con il convegno nazionale organizzato da Retuvasa (la Rete per la Tutela della Valle del Sacco) e con nuove presenze (23-25 novembre 2012). Il documento che vogliamo sottoporre alle altre realtà operanti sul territorio nazionale è stato messo a punto nel nostro ultimo incontro, durante il Convegno “Puliamo l’Italia” della fondazione Micheletti (Brescia, 14 e 15 ottobre 2013). Una maggiore forza comunicativa e operativa è essenziale per contrastare finalmente con decisione lo stato di degrado ambientale e sanitario a cui sono sottoposte numerose aree della penisola.

Il Coordinamento promuove la partecipazione attiva delle cittadinanze dei SIN (Siti di Interesse Nazionale) e dei SIR (Siti di Interesse Regionale) contro ogni forma di azione nociva sui nostri territori. Intende agire insieme ai movimenti in difesa dei beni comuni e contro il consumo del suolo. Utilizzerà una piattaforma WEB per condividere conoscenze, dati e iniziative tra associazioni, comitati e singoli cittadini (progetto “SINFORMA”; altri progetti di informazione indipendente e partecipata come “Cittadini Reattivi” o “Ecosin”).

Affinché il tema delle bonifiche venga affrontato in modo organico e rigoroso, vuole anche confrontarsi con tutti i livelli istituzionali, a partire dal Governo e dal Parlamento.

Prime adesioni:
Associazione Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Lazio)
Associazione Antimafie Rita Atria (Abruzzo e Sicilia)
Peacelink nodo d’Abruzzo
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia
Comitato permanente esposti amianto e ambiente (Milazzo-Sicilia)
Forum Abruzzese Movimenti per l’Acqua
ISDE
Legambiente Nazionale
Legambiente Lombardia
Associazione Raggio Verde (Lazio)
WWF provincia di Crotone
Peacelink nodo di Taranto
Associazione ONLUS Nosmog (Trieste)
Peacelink nodo di Cremona
AIEA Associazione Italiana Esposti Amianto
Comitato sardo Gettiamo le Basi
Comitati spezzini (La Spezia)

Invitiamo le realtà territoriali, Comitati, Associazioni, Coordinamenti a unirsi a noi, leggendo la piattaforma

PER ADERIRE al CNSC, compilare questo form

Per mandare un messaggio al gruppo “Coordinamento Comitati ATO Centro” invia una email al coordinamento-ato-centro

Per maggiori opzioni, visita qui il gruppo.

Verso un’economia alternativa per il territorio

apuane

Comunicato: Salviamo le Apuane – Chiudiamo le Cave.

A Lucca due giorni di seminario dedicato alla costruzioni di un alternativa economica per le Alpi Apuane, montagne duramente devastate dall’escavazione del marmo e del carbonato di calcio. Oggi in un giorno di scava una quantità di materiale che solo pochi decenni fa si estraeva in 3 mesi, oggi alle cave lavorano poche centinaia di persone in tutto il comprensorio delle Apuane è evidente che ormai è un’ economia finita e residuale. Una devastazione che rapina le nostre comunità dei beni comuni che ci appartengono. Dobbiamo pensare al futuro chiudere le cave e riconvertire l’economia di questo territorio prima che si compromettano definitivamente l’ecosistema, le falde acquifere, le montagne e di conseguenza il nostro futuro qui!

Siamo già davanti ad una grave emergenza ambientale ed occupazionale pertanto di fronte al reiterato silenzio della politica ci ritroveremo con imprenditori, associazioni, movimenti, cittadini e comitati per lanciare un progetto di economia alternativa, di economie durevoli per il territorio compreso tra Lucca e La Spezia. Un progetto che non verrà teorizzato ma che è già in costruzione e necessità di sempre maggiore partecipazione.

Un grande progetto costruito dal basso, da chi vive giorno dopo giorno la devastazione ed il conseguente impoverimento di questa splendida bioregione.

Di seguito il programma che si svolgerà a Lucca presso il Palazzo Ducale (sala Tobino) i prossimi 8 e 9 Febbraio.

Programma
Sabato 8 febbraio, ore 15,00

  • Lettura della Carta delle Apuane (a cura dei giovani di Aeliante)
  • Lettura dei messaggi al Seminario (Elia Pegollo, Franca Leverotti, ecc.)
  • Proiezione di “Aut Out” (Alberto Grossi)
  • Apertura Sessione “L’alternativa economica alla monocoltura del marmo”
  • Relazione introduttiva (Fabio Baroni)
  • Interventi (altre esperienze possono aggiungersi durante l’incontro nella fase di dibattito): Azienda Agricola Terrapuana, Azienda Agricola Mirko Tetti, Guide Ambientali/Geoguide (Andrea Benvenuti), Guide Turistiche (Lavinia Stanila), Tour Operator (Live your Tuscany), Gas (Elena Bertoli), Mulino di Pruno tra agricoltura e turismo (Silvia Malquori), un ostello (Maria Stella Pieroni), Giochi e artigianato in legno (Denise Pagano), Telelavoro e risparmio energetico (cooperativa Lunidonna), uso del Web (Roberto Andreotti)
  • Dibattito
  • Ore 19,00 Chiusura con l’intervento di Alessandro Puccinelli “Una visione etica sul più grande disastro ambientale d’Europa”

Domenica 9 febbraio ore 9,30

  • Apertura Sessione “Progetti in corso”
  • Relazioni introduttive (Giorgio Pizziolo, Eros Tetti)
  • Illustrazione Progetto FAI “Il Pizzo d’Uccello e il Solco di Equi”
  • Progetto “Lo sviluppo turistico integrato delle Apuane. Un caso”
  • Progetti in corso per una valle.
  • Dibattito

Ore 12,00 (a seguire nel pomeriggio)

  • Apertura Sessione “Azioni per salvare le Apuane”
  • Relazione introduttiva Giulio Milani Ferma la distruzione morale degli apuani. Risorse a convegno
  • Introduzione al lavoro dell’associazione Aeliante e programmi d’azione (Luciano Di Gino)
  • Intervento di Angelo Vignolo Quando il marmo di Carrara non diventa opera d’arte
  • Resoconto della Campagna Endecocide (Isabella Bertucci)
  • Comunicazioni sulle prossime campagne di iniziativa
  • Dibattito
  • Al termine. Approvazione Documento di intenti 2014-2015 e apertura tavoli di lavoro tematici.

Qui si mangia.

farinetti-renzi-291655I casi di Bologna e di Siena,

da Eddyburg 3 febbraio 2014.

Bologna regala a Farinetti una Disneyland in campagna, di Carlo Tecce

La chiamano esperienza sensoriale. Non materiale. E sarà un olezzo di vacche, un profumo di mandarini, un impasto di pizza. E la mungitura farà il latte e il latte sarà mozzarella e la mozzarella sarà capricciosa e la capricciosa sarà fatturato. Un monumento a Eataly, in mezzo a svincoli e viadotti, a una radura larga e lunga 72 ettari, due volte il Vaticano. E il Colosseo sarà invidioso, Venezia e Firenze creperanno. E otto o nove, chissà dieci milioni di italiani e stranieri verranno qui. Dove la pianura bolognese s’ingrossa per i capannoni e le vetrate; la campagna sventrata ansima per il cemento, il legname, i pannelli fotovoltaici e d’acciaio. Ma Natale detto Oscar Farinetti, imprenditore con la passione per Renzi e il biologico di lusso, ha giurato: sarà la Disneyland per il cibo tricolore, datemi 100 milioni di euro, un treno veloce e vi porto 10 milioni di donne, bambini e uomini. E Bologna, la signora rossa sbiadita, s’è consegnata, disarmata, forse disperata.

La sigla Caab suona anonima. La politica l’ha creata vent’anni fa. E ci ha speso oltre 100 miliardi di lire. Caab è un mercato di proprietà pubblica, primo azionista il Comune (80%), che vive di notte e dorme di giorno, che distribuisce frutta e verdura, che incassa centinaia di milioni di euro, che fa lavorare 2000 persone, che sta a Bologna eppure non vicino a Bologna. La stazione centrale è lontana dieci chilometri e un binario morente è ficcato in qualche anfratto. Bob Dylan ha cantato qui per Giovanni Paolo II, era il ’97.

Anno 2012. I limoni e la bietola sono affari precari. E così Andrea Segré, presidente di Caab, ambizioso e renziano, fustigatore di sprechi alimentari (teorizza e pratica il consumo di yogurt scaduti), s’è inventato un acronimo più affascinante, doppio senso, doppio scopo: Fico, fabbrica italiana contadina, dove vendere e mostrare i prodotti. E Farinetti non c’era. Il sindaco Virgilio Merola, candidato da Pier Luigi Bersani e presto convertito a Matteo Renzi, osserva con l’entusiasmo di un vigile che incanala il traffico. E Farinetti non c’era. Il professor Segré, che insegna Agraria e frequenta la Leopolda di Renzi e che gestisce con profitto il Caab, fa un giretto che a Bologna è convenzionale: cooperative, fondazioni, mecenati, cattolici, agnostici. Ci vogliono dei milioni, non pochi, non troppi. Un mese di attesa, un anno e giorni, un anno e mezzo.

E appare Natale detto Oscar Farinetti. Ovazione bolognese. Il padrone di Eataly fa un paio di visite e spiega come va il mondo: va verso Eataly. Distribuisce consigli non richiesti, calcola il flusso economico e occupazionale, invoca il piano di trasporto pubblico, pretende un convoglio per il Caab, promette, ringrazia e arrivederci. E il progetto di Fico diventa Eataly World: il Consiglio di amministrazione approva, il Comune di Merola ratifica. E quei giretti bolognesi, cooperative, fondazioni e l’ex massone Fabio Alberto Roversi Monaco, vanno in estasi. Plasmano una società e sganciano 45 milioni di euro. E annunciano contributi asiatici: Giappone, Azerbaigian, Cina. Il Comune, pronto, regala 55 milioni di patrimonio immobiliare. Ecco i 100 milioni che voleva Farinetti. Il vecchio mercato verrà dimezzato, stalle e serre saranno le trincee di protezione e il marchio di Eataly World avrà uno spazio equivalente a 50 campi da calcio, sarà maestoso e luminoso al centro di un parco agroalimentare da 80.000 metri quadri. Farinetti ha già previsto 30 ristoranti, 40 laboratori e 50 punti vendita. E ha garantito al notaio che ha officiato al concepimento di Fico che, non tardi, verserà la quota nominale di un milione di euro . Ma quel che incasserà Eataly World, fra tagliate di manzo e olive impanate, va a Eataly. Farinetti ha fretta. Vuole inaugurare il 1 novembre 2015, appena finisce l’Expo di Milano. Perché il modello contrattuale che verrà sperimentato per i sei mesi milanesi – fra tempi determinati, stagisti e volontari – sarebbe perfetto per il Fico, ovvero Eataly World.

Natale detto Oscar non è più ospite di Bologna: il capoluogo emiliano è ospite di Farinetti. Ha convocato una conferenza stampa a Milano, l’11 di febbraio, e gli intrusi saranno Segré e forse Merola. Le ruspe stanno per cominciare a smontare il Caab e i milioni pubblici e privati costruiranno Eataly World. Se va male, Farinetti se ne torna a Firenze. Se va bene, ci guadagna un sacco di denaro. Per pareggiare il bilancio ci vorranno almeno 5,5 milioni di visitatori, che comprano, che mangiano, che vanno e vengono in automobile.

Il padre nobile di Bologna, Romano Prodi, ha posto una semplice domanda: “E con i trasporti come farete, voi dispersi in campagna?”. Il dubbio di Prodi non ha contagiato il sindaco Merola, né la Confindustria locale, né Provincia né Regione. Peggio. È vietato criticare Farinetti e Eataly World. Soltanto Alberto Ronchi, assessore alla Cultura, s’è permesso di suggerire un po’ di riflessione. Per Farinetti è l’investimento perfetto: rischio d’impresa zero contro un sostegno pubblico che vale 55 milioni e una superficie da base aerospaziale. E mentre un dirigente ti indica dove fiorirà la zucca e dove toseranno le pecore, proprio lì, fra le prossime piante di peperoncino e di finocchio, scoloriscono una ventina di Filobus Civis. Dovevano salvare i pendolari bolognesi, non dovevano inquinare e neanche fare rumore. Straordinari. Poi un giorno Bologna s’è accorta che questi Filobus non potevano circolare. E li hanno buttati qui. Prima di un monumento a Eataly World, c’è un monumento alla memoria. Ma non è Fico.

E Siena vuol dare a Eataly Santa Maria della Scala
di Tomaso Montanari

E ora tocca a Siena. Dopo aver accompagnato Oscar Farinetti in giro per la città, il sindaco di Siena Bruno Valentini (Pd, di osservanza renziana) ha detto che il complesso monumentale del Santa Maria della Scala potrebbe diventare un mega-supermercato di Eataly. E ora si aspetta che il sindaco risponda a una interrogazione, dei consiglieri comunali Andrea Corsi e Massimo Bianchini, che lo invita a render pubblico il progetto e ad aprire “una discussione sulla politica culturale del Comune di Siena con particolare riferimento al ruolo da assegnare all’antico Spedale senese”.

Dare un senso ai duecentomila metri cubi dell’ospizio che nel Medioevo accoglieva i pellegrini che percorrevano la Francigena, e che oggi occupa l’ “acropoli” senese è una delle sfide del governo di una Siena orfana del Monte dei Paschi. Il progetto più sensato sarebbe trasformare la Scala nel Museo di Siena per eccellenza, portandoci la Pinacoteca Nazionale e altri musei, il dipartimento di storia dell’arte dell’Università insieme a varie biblioteche, da unire a quella di uno dei più importanti storici dell’arte italiani, Giuliano Briganti. Un progetto che non esclude certo spazi espositivi, caffè e altri luoghi pubblici. Un progetto capace di trasmettere un’idea forte di cittadinanza basata sulla cultura.

Ma fin dagli scorsi mesi ha preso quota un’alternativa commerciale. Molti segnali lasciavano pensare che anche la Scala sarebbe finita in mano a Civita, la più grande concessionaria nazionale di patrimonio culturale, presieduta da Gianni Letta. Attraverso una sua controllata, Civita gestisce già il Duomo e la Torre del Mangia, e mira a conquistare i musei delle contrade e l’assai discutibile Museo del Palio da costruire nell’ambito della candidatura di Siena a capitale europea della cultura 2019. Ma ora le cose sembrano cambiare: un po’ perché la Procura di Siena ha aperto un’inchiesta sulla gestione del Duomo, un po’ perché il vento renziano fa volare la soluzione Farinetti.

Se davvero Eataly riuscisse ad aprire dentro uno dei più importanti spazi storici italiani, si tratterebbe di una importate svolta simbolica nel processo di mercificazione di quello che la Costituzione chiama “il patrimonio storico e artistico della nazione”. Il nuovo negozio fiorentino di Eataly viene reclamizzato sui giornali locali con intere pagine come questa: “Eataly Firenze merita una visita anche solo per gustare … il Rinascimento. Antonio Scurati, celebre scrittore e professore universitario, ha curato in esclusiva per Eataly un percorso museale che racconta i luoghi, i valori e le figure storiche che hanno contribuito al periodo artistico e culturale più fulgido di sempre. Chiedi l’audioguida al box informazioni”. Ma se il progetto del sindaco di Siena andasse in porto, Eataly non avrebbe più bisogno di mascherare un supermercato dietro un museo inesistente: sarebbe il museo a trasformarsi in supermercato. E possiamo solo immaginare cosa ne verrebbe fuori: una specie di Mall del Gotico, una Gardaland di Duccio, una Las Vegas di Simone Martini.

Ora Siena è a un bivio, deve decidersi: i suoi straordinari beni comuni monumentali possono ancora servire a formare cittadini, o devono trasformarsi in una fabbrica di clienti? Il Santa Maria della Scala sarà una ‘piazza’ della cultura o sarà un supermercato?

Se Eataly aprirà un negozio a Siena, i senesi avranno un altro posto in cui poter andare a mangiare. Ma se a Farinetti verrà consegnato il Santa Maria della Scala, allora sarà Eataly a essersi mangiato Siena, e i senesi.