Le “grandi opere inutili” e la progettazione alternativa del territorio

Firenze, 3 e 4 marzo 2012

Saloncino del DLF, via Alamanni 6 (presso stazione Santa Maria Novella)

Perché un meeting sulle Grandi Opere Inutili?

No Tav No MafiaIl tema delle Grandi Opere Inutili comincia a diventare argomento importante nelle analisi dei gruppi di cittadine/i che si pongono a difesa del territorio e della società. La necessità di approfondire questi temi è alla base del meeting di Firenze del 3 e 4 marzo promosso dal comitato che si oppone al progetto di sottoattraversamento TAV della città.
Il modello contrattuale ed economico con cui è stata realizzata l’alta velocità in Italia rappresenta un momento importante nella storia del bel paese. Il complesso di regole introdotto rappresenta il modo con cui la classe politica e la grande impresa hanno risposto in maniera efficientissima alla bufera di tangentopoli: la tangente è stata praticamente eliminata perché l’opera stessa sfugge ad ogni controllo da parte del soggetto pubblico e la ridistribuzione delle risorse economiche viene gestita al di fuori delle istituzioni committenti. 
Questo sistema di distribuzione di appalti e concessioni, che si nasconde dietro parole vagamente esotiche comeproject financing o general contractor, è stato anche la risposta di un sistema economico che ha capito di non poter essere competitivo con i paesi emergenti: ha delocalizzato tutte le produzioni possibili e si è concentrato, in Italia, sulla privatizzazione dei servizi e la realizzazione di grandi infrastrutture la cui utilità non viene mai dimostrata.
Negli anni di analisi e riflessioni su molte di queste grandi opere possiamo cominciare a tracciare alcune caratteristiche che sono costanti.

  • Inutilità. Queste opere non risolvono i problemi per cui dicono di essere realizzate; esempio lampante è proprio l’alta velocità: mentre i problemi italiani sono legati soprattutto al trasporto di troppe merci su gomme e all’ingolfamento delle grandi città si è realizzato un mezzo di trasporto per una utenza ristretta e tale da non indurre miglioramenti nel bilancio complessivo della mobilità.
  • Progettazione: le lacune mastodontiche in questo settore non possono più essere confinate nel reparto errori, ma sono una costante e ormai è chiaro che sono finalizzate a creare la necessità di varianti in corso d’opera; strumento, questo, che non è sottoposto a vincoli di gare o controlli e consente l’aumento incontrollato dei costi per il committente e dei guadagni per il costruttore. Anche i danni ambientali e le famigerate compensazioni sono strumento straordinario di attribuzioni di ulteriori commesse senza alcun controllo.
  • Effetto recessivo: le grandi opere inutili sono molto diverse dalle opere messe in campo dagli anni ’30 per combattere la crisi economica, non sono funzionali a promuovere crescita economica e del lavoro, ma finalizzate a generare guadagno solo dalla loro realizzazione; in questo senso non creano ricchezza, ma la sottraggono alla collettività, hanno un potente effetto nella creazione di debito pubblico e di generare recessione economica.
  • Non promuovono lavoro: la realizzazione di grandi infrastrutture ha bisogno di macchinari e di grandi capitali, non di molte maestranze: queste sono sempre più soggette a ricatti contrattuali che impongono condizioni sempre peggiori. La cascata di appalti e subappalti cui si ricorre ordinariamente disperde la maggior parte delle risorse nei vari gradini della discesa verso il basso, fino ad arrivare a fenomeni di lavoro nero o addirittura di maestranze impacchettate in imprese di comodo provenienti da paesi dove il costo del lavoro è basso e ancora più scarso è il rispetto dei diritti.
  • Furto di democrazia: la progettazione, la realizzazione e le verifiche, realizzate tutte al di fuori di ogni controllo pubblico, garantiscono ai costruttori una libertà che spesso sconfina nell’abuso, sono un sostanziale furto di ricchezza e di progettualità ai danni delle popolazioni su cui piombano. Sono uno dei più gravi strumenti del furto di democrazia e libertà; sono la riedizione, all’interno del continente Europa, delle politiche criminali che hanno indebitato e saccheggiato i paesi poveri nei decenni passati.

A questo quadro sottende un altro gravissimo problema che non pare trovare soluzione: quello della crisi della politica. Chi segue uno dei tanti progetti di opere inutili sparse in Italia sa delle convergenze sostanziali dei vari schieramenti partitici tali da rendere i concetti di maggioranza e opposizione completamente scollegati dalla realizzazione di progetti sociali; gli accordi e il mercanteggiamento della gestione degli affari sono il vero tema che appassiona i detentori del potere reale.
Il ruolo dei partiti non è quello di organizzare la partecipazione della cittadinanza alle decisioni, ma di garantire ai propri referenti economici il rispetto dei loro interessi.
Flebili sono le critiche dal mondo partitico al complesso delle grandi opere; il massimo che si può sentire è la richiesta di rispetto e la consultazione delle popolazioni che devono subire i cantieri, ma praticamente inconsistente è l’analisi del fenomeno della ipertrofia delle opere figlie di TAV e Legge Obiettivo.
In questa situazione drammatica, inserita a sua volta in una crisi economica globale, unica voce dissonante è quella delle migliaia di gruppi e comitati che in tutta Italia si stanno battendo contro progetti sbagliati e per ritornare protagonisti delle decisioni che riguardano la propria vita.
Temi di cui discutere non mancheranno al Meeting sulle Grandi Opere Inutili di Firenze il 3 e 4 marzo 2012. I gruppi promotori si augurano di essere all’altezza di ospitare un dibattito così importante e impegnativo.
Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze con il contributo di Italia Nostra e la lista perUnaltracittà

Info: 338 3092948
http://notavfirenze.blogspot.com/