Ricordo di Alberto Asor Rosa

Alberto Asor Rosa è stato saggista, critico letterario, scrittore, storico, storico della letteratura e uomo politico, sia per ruolo diretto sia, soprattutto, perché ogni sua attività ha avuto un contesto e un impegno politico.

La Rete sei Comitati per la difesa del Territorio – che qui gli dedica un affettuoso e commosso ricordo – è stata una sua esperienza- tra le ultime – che nata dalla comprensione del ruolo alternativo dei movimenti che si opponevano (e si oppongono) alla mercificazione del territorio, inteso come tabula rasa suscettibile di ogni ingiuria in nome di uno sviluppo insostenibile – tradotto spesso in ricatto occupazionale.

Nasce così nel 2007, la Rete dei Comitati, dapprima come movimento spontaneo, poi formalizzata in un’associazione che durante gli anni ha sostenuto non solo la difesa di territorio e paesaggio, ma ha proposto e promosso progetti migliori di quelli calati dall’alto, spesso inutili, quasi sempre dannosi e comunque suscettibili di soluzioni alternative più economiche e meno impattanti.

Questa esperienza è stata da Asor Rosa inquadrata nell’idea di una sinistra ‘neo-ambientalista’, capace di coniugare una buona progettazione del territorio con lo spostamento di poteri decisionali verso il basso, aperta al dialogo con le istituzioni, anche se assai più spesso obbligata a forme di conflitto.

Asor Rosa aveva chiaro che una sinistra ambientalista non poteva fermarsi al ‘locale e al ’qui e ora’, ma doveva farsi carico di un movimento sociale complessivo. Vale a dire che le diverse esperienze, forme di lotta e progetti dovevano essere messi in rete e da questa rete poteva nascere un embrione di politica alternativa.

Il mondo, come si sa è andato in direzione opposta, rafforzando il potere dei potenti, gli squilibri economici e procedendo verso una crisi ambientale e climatica con esiti (non più solo potenzialmente) catastrofici.

Sta a noi decidere se il neo-ambientalismo di sinistra di Alberto Asor Rosa e della Rete sia da catalogare come una delle tante sconfitte della ragione o come un obiettivo che deve guidare le nostre azioni anche in un futuro in cui la posta non è solo il locale, ma l’intera umanità.

Oggi ci ha lasciati Alberto Asor Rosa

Fondatore e Presidente della Rete dei Comitati per la difesa del territorio.
Ecco come definì la nascita di quella realtà nell’incontro fondativo.
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.… “Chi siamo?” (o, se volete, rovesciando la prospettiva del discorso: “chi siete?”), e: “Cosa vogliamo e possiamo fare?”
Rappresentiamo in Toscana (ma, come vedremo il fenomeno tende a estendersi) la interconnessione organizzata di tutti quei movimenti di base, che si muovono a livello regionale per la difesa del territorio e dell’ambiente in tutte le sue forme (paesaggio, problemi urbanistici ed energetici, salute, beni comuni, ecc); ben lungi da rappresentare un movimento puramente negativo, siamo stati e siamo ampiamente propositivi e progettuali (ad ogni sconquasso, ad ogni sfacelo, contrapponiamo una proposta diversa, non solo più ragionevole, ma quasi sempre più economica dell’altra).
Non siamo perciò l’antipolitica, come qualcuno pretestuosamente ci chiama, confondendoci ad arte con altri movimenti, ma la POLITICA VERA, quella che si basa sulle idee chiare, sulla trasparenza dei metodi e dei linguaggi, sul rapporto strettissimo fra proposta e cittadinanza; o, se si preferisce, siamo l’antipolitica nei confronti di quella politica falsamente modernizzante, totalmente spregiudicata, delegata fuori misura e in fondo in fondo, un po’ stupida, che oggi è dominante…”
25 marzo 2007
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Questo è il preambolo con il quale Alberto Asor Rosa si rivolgeva ai Comitati dopo meno di un anno dall’inizio di quella marcia di avvicinamento alla costruzione della Rete dei Comitati toscani per la difesa del territorio, iniziata in pratica con la pubblicazione, su la Repubblica del 24 agosto 2006, del suo primo articolo che denunciava le nuove edificazioni in costruzione appena sotto le mura del borgo medievale di Monticchiello, nel bel mezzo della Vald’Orcia, simbolo di quella Toscana che qualche decennio prima il professore aveva definito Felix, per il buon governo e l’attenzione al territorio.
Grazie Alberto