No all’eolico selvaggio

cima monte gazzaro (m 1125) foto caiIl Comitato di Monte Gazzaro (Firenzuola) contesta il progetto di impianti eolici sul crinale dell’Appennino.

Martedì 18 febbraio ci sarà la conferenza dei servizi (Settore Energia della Regione Toscana) per l’autorizzazione unica a un impianto di 6 grandi pale eoliche (altezza 90/95 metri, potenza complessiva 5,1 GW) sul crinale principale dell’Appennino tra il passo della Futa e la Cima del Monte Gazzaro.

Nello scorso Giugno, su proposta del settore Valutazione impatto ambientale, la Giunta Regionale ha riconosciuto la “compatibilità ambientale” del progetto. Tale riconoscimento si è basato, secondo il Comitato Monte Gazzaro, su un parere profondamente scorretto della Soprintendenza (addirittura falso). Per questo è stato contestato e la stessa Soprintendenza si è impegnata a formulare un nuovo parere in vista della Conferenza dei servizi.

Anche le commissioni del paesaggio dei tre comuni interessati (Firenzuola, Scarperia e Barberino) hanno formulato pareri negativi, ma le amministrazioni comunali – fatta eccezione per quella di Firenzuola – si sono espresse a favore.

Nel frattempo la Giunta Regionale ha adottato il nuovo Piano Paesaggistico (ora al Consiglio Regionale per l’adozione e la successiva approvazione) che contiene elementi tali da rendere molto problematica la compatibilità dell’impianto. Va ricordato che nella precedente versione del PIT (2009) la Disciplina di piano non si diceva nulla a proposito degli impianti energetici, in ossequio al principio della divisione settoriale delle competenze. Viceversa nella nuova versione l’art. 33 (Le infrastrutture di interesse unitario regionale) così recita al terzo comma:

La Regione promuove la massima diffusione delle fonti rinnovabili di energia. Ai fini del conseguimento della piena efficienza produttiva degli impianti necessari alla produzione di fonti energetiche rinnovabili e della tutela delle risorse naturali e dei valori paesaggistici del territorio toscano, la localizzazione e la realizzazione degli impianti stessi avrà luogo […], sulla base delle determinazioni del Piano di Indirizzo Energetico Regionale previa specifica valutazione integrata a norma del piano paesaggistico regionale di cui al presente PIT e dei vincoli previsti dalla normativa nazionale e regionale.

E in particolare nella scheda relativa all’ambito 07 (Mugello), nella sezione relativa ai Caratteri eco sistemici del paesaggio, nella parte dedicata alle criticità, che Tra le aree critiche per la funzionalità della rete ecologica sono state individuate le seguenti: Agroecosistemi delle alte valli di Firenzuola: con perdita di ecosistemi agropastorali tradizionali, riduzione del pascolo per processi di ricolonizzazione arbustiva e arborea e conseguente perdita di diversità, di habitat e di specie vegetali e animali di interesse conservazionistico. Presenza o previsione di nuovi impianti eolici.

Si dirà che il nuovo Piano Paesaggistico è stato per adesso soltanto approvato dalla Giunta e che i tempi per la definiva approvazione in Consiglio saranno lunghi. Ma l’area del passo della Futa e della conca di Firenzuola è comunque interessata dalla presenza di ben quattro aree classificate come SIR (Siti di Importanza Regionale) per il loro valore naturalistico. Si tratta dei SIR n° 35 Passo della Raticosa, Sassi di San Zanobi e della Mantesca,  n° 36 di Castro-Montebeni, n° 37 Conca di Firenzuola e n° 38 Giogo-Casaglia (da notare che il monte Gazzaro non è compreso nelle aree di interesse naturalistico!). Di queste aree si occupa anche la versione del PIT vigente, nella scheda relativa alla Romagna Toscana, dove troviamo che per la zona di Giogo-Canaglia (sic!: leggasi Casaglia) il relativo obbiettivo di qualità riguarda il Mantenimento degli elevati livelli di naturalità […] della matrice forestale: obbiettivo che può essere raggiunto attraverso un piano complessivo sulla conservazione delle aree aperte […], considerando unitamente i SIR dell’Alto Mugello e i territori esterni adiacenti ai SIR stessi ma con caratteristiche analoghe.

Così, anche se il tratto di crinale del Monte Gazzaro non è compreso in nessuno dei quattro SIR (il che appare se non altro alquanto paradossale), il PIT vigente segnala la necessità di uno strumento di gestione coordinato per la gestione del patrimonio agricolo e forestale delle aree protette come di quelle adiacenti, e dunque di tutti i crinali dal passo della Raticosa alla Colla di Casaglia. Di questa indicazione non troviamo traccia negli atti autorizzativi del parco eolico in questione.

Il Comitato ha presentato a suo tempo (4 gennaio) osservazioni ben articolate e motivate, alle quali rimandiamo (osservazioni Monte GazzaroNuove osservazioni febbraio).  I danni paesaggistici sono evidenti: visibilità delle immense pale, distruzione di aree boscate (pari a 45.000 metri quadri), effetto cumulativo (nel comune di Firenzuola è presente un altro grande impianto eolico, e due impianti sono in territorio emiliano sul confine con la Toscana). Ma in più vanno segnalati due aspetti peculiari del progetto:

–         Le pale sono installate  per un’estensione di 1200 metri proprio sul tracciato della Grande Escursione Appenninica che, in questo tratto, coincide anche con il “Sentiero degli Dei” da Bologna a Firenze.

–         L’impianto sarebbe il primo, almeno in Toscana, sul crinale principale dell’Appennino e quindi potrebbe costituire un precedente pericolosissimo e rimettere in corsa anche impianti già bocciati.

Le foto che alleghiamo simulano i possibili effetti del progetto, visto da diverse angolature.

rendering3


rendering_2

Museo Contadino: un appello per salvarlo.

pellegrino-004In Poche ore ha raggiunto le 200 firme la petizione online su Avaaz per far riaprire il Museo di San Pellegrino in Alpe che per materiale raccolto è uno dei musei etnografici più importanti d’italia.Si conservano manufatti provenienti dalla ruralità garfagnina e di tutto l’ Appennino Tosco-Emiliano.

Citiamo qui le parole di Fabio Baroni che è stato direttore di quel museo negli anni ’80 “Il Museo etnografico di S. Pellegrino in Alpe è il frutto di una reazione -che ha visto assieme gruppi culturali della sinistra marxista e mondo cattolico, fra cui tanti preti- alla distruzione dei segni del Mondo Contadino fra anni ’60 e ’70. Ci si rese conto che l’esodo forzato, culturalmente, verso le città e la propaganda anticontadina dei media e del modello di vita americano (leggi: urbano) stava spingendo tantissime persone delle campagne a gettare mobili, suppellettili, oggetti contadini per sostituirli con una bella formica e tanta plastica. Le case a pietra furono coperte di pitture sintetiche, le madie finirono in discarica o nel camino, il dialetto fu bandito (e vietato) nelle scuole, il Canto del Maggio finì. In reazione a ciò i preti, legati alla tradizione, e i giovani che avevano vissuto l’esperienza dell’alluvione di Firenze, del ’68 (la parte positiva), fra anni ’60 e ’70 si gettarono a raccogliere gli oggetti in improvvisati Musei della Civiltà Contadina. Don Pellegrini fu uno di questi e creò una vastissima raccolta che divenne, poi, museo, con migliaia di oggetti che, oggi, la politica, miope, vuota, modernista, dei “giovani rampolli” che vediamo maramaldeggiare in TV, uccide. Difendiamo, un’altra volta, quei segni…”
Questo piccolo grande museo di montagna situato a quasi 1600 m di altitudine è oggi patrimonio importante della cultura contadina, bagaglio di conoscenze al quale dobbiamo attingere per poter superare la crisi malefica che stiamo vivendo, oggi più che mai dobbiamo “spolverare” il passato per ritrovare noi stessi e riprendere il cammino li dove l’ avevamo interrotto! A questo Link  la petizione, vi preghiamo di diffonderla e pubblicarla ovunque lo riteniate possibile. https://secure.avaaz.org/it/petition/Provincia_di_Lucca_e_Comune_di_Castiglione_Riapriamo_il_Museo_delle_Tradizioni_Popolari_della_Valle_del_Serchio/