Il diritto alla città storica

nell’epoca del turismo di massa

Il simposio si terrà a Roma lunedì 12 novembre, a Palazzo Patrizi Clementi

Le piazze, le chiese, i palazzi civici italiani sono belli perché sono nati per essere di tutti: la loro funzione era di permettere ai cittadini di incontrarsi su un piano di parità. Il mercato trasforma il nostro patrimonio artistico in uno strumento di lucro. Così, il diritto a godere dell’arte e della storia, anziché un bene comune garantito dalla Costituzione, diventa un bene di mercato, trasformando i nostri centri storici in un grande «luna park a pagamento». Sono le parole di Tomaso Montanari nel suo libro Le pietre e il popolo che richiamano quelle di Carlo Cattaneo ne La città considerata come principio ideale delle istorie italiane.
Sono passati 58 anni dalla Carta di Gubbio, il convegno organizzato dall’Ancsa (Associazione nazionale dei centri storici) e i problemi, da allora, si sono solo aggravati per la turistificazione massiccia.

ROMA, FIRENZE, VENEZIA sono le città prese più di mira dalle grandi agenzie che gestiscono il turismo e da quelle immobiliari. Del convegno di Gubbio restano oggi solo macerie, materiali e ideali. A mano a mano, il primato italiano è diventato ingombrante, è stato prima accantonato, poi rinnegato. Si è infine tornati alle pratiche selvagge del primo dopoguerra.
Da questa situazione prende spunto il convegno dal provocatorio titolo Il diritto alla città storica promosso dall’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli che si terrà a Roma lunedì 12 novembre, a Palazzo Patrizi Clementi (via Cavalletti 2, dalle ore 10.30 alle ore 18).

I PREPARATIVI DEL CONVEGNO sono iniziati nella primavera scorsa quando si è scoperto che a Roma era possibile la sostituzione dei villini di un secolo fa con ordinaria speculazione edilizia e che a Firenze era in discussione una variante al Prg (poi approvata) che cancella il restauro e consente di sottoporre a ristrutturazione edilizia gli edifici storici anche vincolati. Notizie che facevano seguito all’allarmante aggravarsi della situazione veneziana, all’approvazione della nuova pessima legge urbanistica dell’Emilia Romagna, allo sventramento del centro storico di Termoli (come negli anni Cinquanta). Sembra che, alla fine, paradossalmente, la degenerazione dei centri storici a opera del turismo si trasformi in fattore di valorizzazione delle periferie. Potevamo mai sospettare una cosa del genere, che la salvezza delle periferie venisse dalla rovina del centro? Mentre i piccoli comuni delle zone interne del Mezzogiorno sono dissanguati dall’emigrazione e abbandonati (con l’inaudita eccezione di Riace e del sindaco Lucano) a vantaggio degli insediamenti costieri.

E VENIAMO al convegno. La prima parte riguarderà le tre più importanti città d’arte del nostro Paese: Firenze (Ilaria Agostini), Roma (Giancarlo Storto) e Venezia (Paola Somma): tre casi clamorosi di emergenza civile, sociale e culturale. Nella seconda parte del simposio verrà consegnato un premio speciale all’urbanista Pierluigi Cervellati che, coraggiosamente, pensò di realizzare il piano per l’edilizia economico e popolare nel pieno centro storico di Bologna (quasi unico nel suo genere).

MA È NELLA TERZA PARTE dell’incontro che verrà formulata una Proposta di legge per la tutela dei centri storici destinata, nella sua radicalità, a produrre un «terremoto» in tema di urbanistica. La quarta parte, infine, prevede altri interventi volti a integrare l’illustrazione della legge, come quello di Laura Travaglini.
A conclusione del convegno, De Lucia, proporrà il rilancio del Progetto Fori che ebbe inizio giusto 40 anni fa e che è stato la prima vera e concreta proposta di riappropriazione popolare del centro storico. Tra gli altri relatori: Tomaso Montanari, Luigi De Falco, Walter Tocci.

Enzo Scandurra