Aree Non Idonee alla Geotermia della Regione

La posizione di SOS Geotermia sul Documento

Il Documento sulle (ANI), prodotto dagli Uffici regionali incaricati del lavoro istruttorio avrebbe dovuto compiere un’analisi delle proposte prodotte dai singoli Comuni toscani, che, a seguito della emanazione delle Linee Guida dettate dalla DGRT 516/2017, hanno segnalato alla Regione i territori dei propri comuni non idonei alla geotermia. Le proposte dei Comuni hanno avuto scadenza il 30 settembre scorso.

Tale Documento delinea anche le scelte che la Regione dovrà ora compiere, decidendo come arrivare alla definizione geografica delle ANI e alla graduazione dei possibili vincoli da inserire con l’adeguamento del nuovo Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER).

La richiesta della Regione ai Comuni di indicare le aree del proprio territorio che essi ritenevano non idonee allo sfruttamento geotermico è stata rivolta sia ai comuni “geotermici”, cioè interessati dalle vecchie concessioni minerarie rilasciate dallo Stato all’ENEL, sia dai comuni confinanti con i comuni geotermici e ad altri comuni potenzialmente coinvolti.

Del primo gruppo, rispetto ai 17 classificati, hanno risposto in 14; del secondo gruppo, rispetto ai 26 comuni confinanti con quelli “geotermici”, hanno risposto in 23; del terzo gruppo sono pervenute 14 risposte. La sintesi dei risultati è presente in coda suddivisi in 5 gruppi.

Clamorosa ed assolutamente ingiustificabile è stata la decisione assunta dai Comuni di Santa Fiora ed Arcidosso di non fornire alcuna risposta alla richiesta della Regione, il che equivale, come si legge chiaramente nel Documento, a ritenere che “tutto il proprio territorio sia idoneo alla geotermia nel rispetto dei vincoli di legge esistenti”: dal momento che la Centrale Bagnore 4 e due pozzi di alimentazione (Bagnore 28 e Bagnore 28A) ricadono all’interno di un’area SIC, SIR e ZPS (cioè di una porzione di territorio che avrebbe dovuto essere sottoposta a tutela assoluta) e per di più all’interno di un’area classificata a massima pericolosità di frana da parte dell’Autorità di Bacino del Fiora, possiamo ben capire che i “vincoli di legge esistenti” rappresentano un ostacolo in realtà facilmente superabile.

Ecco che allora si svela la vera volontà di queste amministrazioni, di favorire al massimo l’insediamento di impianti di sfruttamento della risorsa geotermica, anche perchè altre amministrazioni della zona hanno dichiarato la loro indisponibilità.

Come detto il lavoro istruttorio realizzato dalla Commissione incaricata, di cui hanno fatto parte i dirigenti di tre strutture regionali (Paesaggio, Agricoltura e, Sviluppo Economico – IRPET) non si è limitato alla analisi e sistemazione delle proposte ricevute dai Comuni, ma ha anticipato quelle che saranno le scelte politiche della Giunta regionale.

Nelle Premesse si afferma che la definizione delle ANI servirà ad accelerare le procedure di verifica e di autorizzazioni per le aree idonee e che la non idoneità non è una definizione assoluta e definitiva, ma rende solo più difficile l’autorizzazione alla realizzazione degli impianti per la verifica dei vincoli segnalati dai Comuni e che hanno definito la non idoneità. Gli impianti per la ricerca di nuovi sfruttamenti è invece libera ed incondizionata. La ricerca  è comunque esclusa dalla possibile vincolistica della non idoneità.

Si critica quei comuni che hanno definito l’intero loro territorio non idoneo in quanto l’impatto sul territorio di un impianto a ciclo binario “è paragonabile a quello di un capannone industriale/agricolo” e pertanto i comuni che hanno aree industriali non possono indicare non idoneo tutto il loro territorio.

Si afferma che gli impianti ad alta entalpia devono essere “per lo più confinati nelle aree storicamente vocate alle attività geotermoelettrica”, ma non si precisa quali caratteri del paesaggio naturale e antropico, delle produzioni agricole o delle scelte economiche delle amministrazioni hanno prodotto tale “vocazione”.

L’analisi dei vincoli segnalati dai Comuni hanno in linea di massima tutti rispettato i criteri indicati dalla Linee Guida indicate nella DGRT 516/2017, che però non hanno interessato aspetti idrogeologici, sanitari, ambientali ed emissivi, come se quest’ultimi non fossero importanti.

  1. a) I vincoli nascenti dal Paesaggio sono stati espressi dai Comuni in virtù dei contenuti e dei vincoli dei vari Piani, accertati e ripresi dal Piano Paesaggistico Regionale. Tuttavia si afferma che, se in determinati ambiti del paesaggio vincolato gli impianti geotermici possono rappresentare una criticità,in altri può contribuire a consolidare e creare il paesaggio della Geotermia”. Quindi i vincoli esistenti sul paesaggio non saranno determinanti in quanto il così detto “Paesaggio della Geotermia” verrebbe assunto dalla Giunta regionale alla stesso peso e valore culturale del paesaggio storico tutelato dal Piano Paesaggistico Regionale!

In linea generale si prevedono impatti sul paesaggio solo per i nuovi impianti tradizionali flash, mentre “molto modesti” son considerati gli impatti dagli impianti a ciclo binario.

  1. b) I vincoli nascenti dall’agricoltura sono dati dalla presenza delle produzioni agricole di qualità e di origine controllata, che sono le produzioni biologiche, DOP, IGP, STG, DOC, DOCG.

I Comuni hanno fatto proposte coerenti e verificate sulle domande di integrazione alla UE, che vengono attentamente verificate dalle Agenzie di erogazione dei contributi (ARTEA).

  1. c) I vincoli nascenti dal settore socioeconomico prevalente, praticamente non hanno molto peso: si afferma che i vincoli locali devono tener conto sia del fatto che “l’introduzione di centrali geotermiche in aree che hanno già asset produttivi (agriturismo e produzioni di qualità) ben definiti inciderebbe in modo marginale sul percorso di crescita”, sia dei vantaggi che a livello regionale si avrebbero dalla minore importazione di energia e combustibili fossili.

Segue una sintesi delle valutazioni dei Comuni in relazione a progetti esistenti:

Per l’Amiata e dintorni si svela la vera volontà delle amministrazioni di Arcidosso e Santa Fiora di favorire al massimo l’insediamento di impianti di sfruttamento della risorsa geotermica, anche perchè altre amministrazioni della zona hanno dichiarato la loro indisponibilità.

Non così Piancastagnaio, che ha indicato come non idonee le aree del “Parco del Pigelleto”, le Foreste del Siele e del Pigelleto e l’area a monte della Strada Provinciale del Monte Amiata, soggetta al vincolo paesaggistico,  lasciando quindi a disposizione della geotermia una vasta porzione del territorio comunale. Il Comune di Abbadia San Salvatore ha dichiarato non idoneo quasi tutto il proprio territorio, ad eccezione della zona industriale della Val di Paglia, così come quello di San Casciano dei Bagni; analogo comportamento ha adottato il Comune di Roccalbegna, che ha lasciato una piccola area disponibile all’interno del permesso di ricerca “Murci”. il Comune di Castel del Piano ha dichiarato tutto il proprio territorio non idoneo, così come quello di Radicofani.

Fra i comuni confinanti con quelli geotermici, hanno dichiarato non idoneo l’intero territorio quelli di Seggiano, di Cinigiano, di Castell’Azzara e Scansano nel versante grossetano; Castiglione d’Orcia, Sarteano, Cetona, Montalcino e Pienza nel versante senese; Semproniano ha dichiarato non idonee le aree a vincolo paesaggistico, quelle SIC, SIR e ZPS, la Riserva di Rocconi e le aree contigue, i terreni con impianti produttivi viti-olivicoli di pregio quali le DOC “Morellino di Scansano”, “Montecucco” e Olio DOP “Seggiano”, nonché l’area di Fibbianello  in fase di riconoscimento presso il Registro Nazionale del Paesaggio Rurale quale paesaggio rurale storico.

Perfino il Comune di Monterotondo Marittimo, sede di 5 centrali ENEL in funzione e completamente interessato da permessi di ricerca, ha individuato aree non idonee alla geotermia in quelle soggette a vincoli paesaggistici ed ambientali: i comuni di Arcidosso e Santa Fiora non sono stati capaci di escludere nemmeno quelle, forse perchè dichiarando la non idoneità delle zone soggette a vincolo e delle aree SIC, SIR e ZPS sarebbe saltata immediatamente agli occhi la contraddizione per lo scempio perpetrato con il rilascio dell’autorizzazione di Bagnore 4.

Di seguito si rappresentano i cinque gruppi, come riportati dalla Commissione: nei primi due gruppi il semaforo è verde e non ci sono impedimenti ai permessi elencati; nel terzo gruppo il semaforo e giallo, per l’opposizione dei Comuni; quarto il colore del semaforo è giallo-rosso; nel quinto gruppo il semaforo e rosso.

Seguono le proposte da presentare ai Gruppi di minoranza in Regione Toscana e su cui organizzare mozioni ed interrogazioni in Consiglio regionale.

Chiedere alla Giunta Regionale:

1) sottolineare la incompatibilità degli impianti geotermici ad alta e media entalpia con lo sviluppo socioeconomico dei territori che hanno scelto di investire nel settore turistico, culturale e agricolo di qualità;

2) sottolineare la incompatibilità della difesa del paesaggio vincolato dal Piano regionale del Paesaggio con impianti geotermici di alta e media entalpia;

3) pieno rispetto da parte della Regione Toscana di quanto deciso dai Comuni circa le aree non idonee;

4) allargare i vincoli anche agli aspetti idrogeologici, come dettato da norme omesse dalla Regione (aree di ricarica delle falde idropotabili, aree di rispetto dei punti di captazione…), ambientali (siti di interesse europeo…) sanitari ed emissivi (sulla base del Principio di precauzione quando dati sanitari in eccesso sui dati attesi possono essere in relazione con la qualità delle emissioni);

5) surrogare, tramite commissari, quei comuni geotermici e limitrofi che non hanno fornito risposta alla Regione.

SOS Geotermia,

aderente alla Rete NO GESI