Il tempo delle volpi.

volpeculedi ALBERTO ASOR ROSA, da Il manifesto, 19 novembre 2013.

Beh, qualcosa abbiamo rimediato: la spaccatura della tradizionalmente infrangibile e inattaccabile falange berlusconiana; e la sempre più probabile espulsione dalle aule parlamentari di Silvio Berlusconi, il quale aveva contribuito potentemente a degradarle nel corso di ben due decenni. L’uno e l’altro risultato rappresentano un effetto positivo del governo delle «larghe intese»: il primo in maniera inequivocabile e diretta; il secondo, reso più sicuro e inevitabile dallo spappolamento del fronte berlusconiano, nel senso che il cosiddetto «Nuovo CentroDestra» continuerà certo a votare contro la decadenza di Berlusconi, ma convinzione ed esiti negativi ne risulteranno incomparabilmente indeboliti (anche per loro, adesso, la decadenza rappresenta un grosso favore).

Il 2013 è un anno machiavelliano: vi ricorre infatti il cinquecentenario (più o meno) della stesura del Principe. Nel chiuso un po’ soffocante delle aule universitarie se ne è celebrata la ricorrenza (nemmeno tanto, a pensarci bene). Il paese, invece, – e cioè l’Italia, cui il Segretario fiorentino cercò invano di parlare, e che avrebbe ancora tanto da imparare da lui – è restato sostanzialmente indifferente: come, del resto, sempre più nei confronti di qualsiasi altra memoria del proprio non ignobile passato, che potrebbe aiutarlo a risalire dal proprio miserabile presente.

Machiavelli osserva nel Principe (cap. XVIII) che il buon principe deve avere insieme le qualità della «volpe» e quelle del «leone»: «Perché il leone non si difende dai lacci (inganni), la volpe non si difende dai lupi». E conclude: «Bisogna adunque essere volpe a conoscere i lacci e leone a sbigottire (spaventare) i lupi». Cioè: il buon principe deve esser capace, a seconda delle circostanze, d’esser leone e d’esser volpe, forte e astuto a seconda dei casi, oppure, se è necessario, astuto e forte insieme, se la situazione lo richiede e le sue qualità lo consentono. E’ un’impresa difficilissima, che non è riuscita a molti nella storia.

Il nostro tempo – tempo italiano, ma forse europeo, forse mondiale – è un tempo di volpi. Il nostro Presidente, Giorgio Napolitano, è, machiavellianamente, volpe di classe, (come del resto lo è anche Papa Bergoglio, – volpe buona, s’intende!, con il quale infatti così bene si capiscono). E una volpe, minore ma niente male, si è rivelato anche il nostro presidente del consiglio, Enrico Letta, bravo a muoversi su di un sentiero accidentato in mezzo alla foresta. Le volpi – non c’è niente di negativo in questa definizione, a tener conto dei suoi aspetti generali – tengono la scena saldamente, la storia attuale ne è improntata.

E il leone, o i leoni? Il leone si è ritirato nelle sue tane misteriose, da dove sarà difficile persuaderlo a tornar fuori, a meno che il richiamo non sia particolarmente convincente e imperioso. Ma tornerò su questo punto in conclusione. Meditiamo un istante su quello che appaiono essere oggi il presente e il destino futuro della sinistra italiana (sinistra? insomma, questa cosa informe e ingovernabile che sta un poco più in là del neocentrodestra recentemente costituito). Essa è il frutto di una serie prodigiosamente lunga, ormai quasi trentennale, di «astuzie» politiche (e non di rado anche personali: faccio questo fondamentalmente perché serve a me), che si sono succedute nel tempo a opera di un gruppo dirigente che si è creduto tanto scaltro da cadere sovente nella stupidità.

Se Matteo Renzi, a quanto pare, è il nostro futuro, questo vuol dire che la Bolognina, la prima grande ganzata della nostra storia di sinistra è arrivata finalmente al suo traguardo finale e, doppiata la boa della storia, è libera di andare su rotte e verso approdi per noi da qui in poi perfettamente sconosciuti. Renzi, infatti, è anche lui, ahimè, una volpe, ma di quella specie inferiore che riesce a penetrare nei pollai solo perché i loro (presunti) custodi hanno perso la capacità di preservarli. Se poi fosse vero che il suo successo elettorale dipende soprattutto dalle regioni considerate tradizionalmente di sinistra, il quadro risulterebbe ancor più sconvolgente e drammatico: vorrebbe dire infatti che lì, dove meglio si poteva, invece di allevare leoni e buone volpi, si sono allevati in grande maggioranza polli da offrire alla prima, modesta, volpicina di passaggio.

In proposito non ho dubbi di sorta. Poiché visibilmente non siamo in grado come Federico il Grande di condurre una battaglia contemporaneamente su tutti i fronti, in questo momento il primo, forse esclusivo obiettivo è tentare d’impallinare Renzi prima che s’impadronisca del pollaio. Ma come si fa se il suo elettorato alle primarie è incalcolabile e dunque ingovernabile alla buona luce della ragione? Mi capita spesso di essere presidente di un condominio, quello in cui abito, ovviamente: se, al momento del voto, o dei voti, invitassi i passanti che circolano sotto casa a parteciparvi alla stessa stregua degli altri, gli altri utenti del palazzo dove abito mi prenderebbero per matto. E’ invece esattamente quello che capita ora in seno al Pd: frutto anche questa volta dell’astuzia stupida dei maggiorenti, il Segretario può essere scelto, magari a maggioranza, non dai condomini, ma dai dirimpettai, interessati a smontarne, ad esempio, tutta la facciata (così, certo, sembrerà tutto più nuovo).

In ogni caso, sia che la volpicina di turno, in cui l’astuzia diventa furbizia di bassa lega, venga frenata, sia che riesca a conquistare il posto cui aspira, il problema resta. Il leone, l’ho già ricordato, non è necessariamente un soggetto diverso dalla volpe: per Machiavelli l’ideale è invece che stiano congiunti nella medesima persona, meglio, nel medesimo soggetto storico. Allora la volpe diventa quel che dev’essere, e cioè l’astuzia messa al servizio di una buona causa. E cioè: il leone è l’altra faccia della politica. E cioè: il leone è la forza che incarna l’astuzia e la rende efficacemente operante, sia contro i lupi sia contro gli inganni, che, dice Machiavelli, da ogni parte ci avvolgono e cimentano.

Da quando non abbiamo più i Principi (chissà se è stato un vantaggio), il binomio volpe-leone, il moderno Principe, si è incarnato il più delle volte in un’identità collettiva: l’organizzazione (anche questa non è una grande novità, o no?). I grandi uomini della sinistra europea otto-novecentesca lo avevano perfettamente capito. In parole povere: stiamo messi malissimo perché il problema di un’organizzazione politico-sociale orientata chiaramente a restituire potere (in tutti i sensi) a tutti quelli che, dal punto di vista sociale, economico e politico, ne hanno sempre più incredibilmente sempre meno, da alcuni decenni non è stato più posto con chiarezza, anzi non è stato posto per niente.

Allora: che vinca Renzi o auspicabilmente che perda, il problema resta questo. E cioè: possibile che il XXI secolo, ossia la gloriosa postmodernità, si accontenti d’essere soltanto il tempo delle volpi, e non più dei leoni? Ammettiamo pure che «partito» sia metafora vecchia di una cosa nuova che dobbiamo reinventare; ma la sostanza è questa, e alla sostanza «partito» bisogna tornare a pensare.

Come in tutti i ragionamenti in cui ambiziosamente contingenza e storia si mescolano insieme, anche in questo dev’esserci un apprezzamento anche molto rischioso, ma ineliminabile, del presente. Lo spazio temporal-politico che ci lascia la sopravvivenza del governo Letta, ora forse meno precaria di quanto non sembrasse fino a qualche giorno fa, va occupato, per quanto ci riguarda, da questo compito strategico ineliminabile. Dunque: il governo Letta non è in questo momento il nemico principale; il nemico principale è l’ulteriore degenerazione della sinistra, quella che ci resta e quella che rischia di avanzare sotto i nostri occhi. Affermazione veramente scandalosa, me ne rendo conto: per ora, questo governo più dura e meglio è.

E’ così che si fa: muoversi, calcolando esattamente il rapporto che passa fra le condizioni pre-ordinate e costrittive del lavoro che facciamo e l’obbiettivo che ci si propone di raggiungere. Tanto meglio se, combattendo Renzi, questa ipotesi si riaffaccia e s’impone come centrale anche all’interno del dibattito congressuale del Pd. Se non si opera così, il leone resterà segregato nella sua tana, le volpi, anzi le vulpecule affamate di spazio e di potere, dilagheranno sempre più a fare strage dei polli che noi siamo.

 

 

Rassegna Stampa

10 – 20 novembre 2013

Autostrada Tirrenica: verso il “No Sat day”

Linea TAV e treni regionali: due fronti di protesta

Notizie dalle zone “calde”

SEGNALAZIONI

La maggioranza di Matteo Renzi boccia i Rifiuti Zero.

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Comunicato stampa perUnaltracittà – lista di cittadinanza.

De Zordo e Alberici: “La conservazione e i costruttori hanno vinto”

L’invito ai movimenti antiinceneritoristi a continuare, anche a Firenze, la lotta per una gestione virtuosa dei rifiuti.

La mozione Rifiuti Zero è stata bocciata dal Consiglio comunale di Firenze che con la sua maggioranza sostiene il sindaco Matteo Renzi. La mozione era stata scritta in collaborazione con i movimenti fiorentini e toscani per una gestione virtuosa, salubre ed economica dei rifiuti.

A quanto pare la retorica sull’innovazione della politica adottata dai renziani non è supportata da atti all’altezza. In questo caso si preferisce “conservare” il pericoloso sistema di incenerimento a svantaggio dell’innovazione rappresentata dal Ciclo delle 4R che in altre città ben più grandi di Firenze come San Francisco, Camberra, Okland, funziona bene, tutela la salute dei cittadini e genera nuovi posti di lavoro.

Ancora una volta il renzismo si mostra come una mera “sostituzione” dei referenti politici dei poteri forti, in questo caso quelli dei costruttori di inceneritori e di un indotto anacronistico che frena lo sviluppo economico di qualità del nostro Paese.

perUnaltracittà ringrazia i tanti attivisti e attiviste che fino ad oggi si sono impegnati affinché anche Firenze stesse al passo con la modernità nel campo dei rifiuti e li invita a non mollare. La storia ci darà ragione. Inceneritori e discariche sono il passato e chi li sostiene rinuncia al futuro.

La mozione era stata presentata da De Zordo e sottoscritta anche dai consiglieri Grassi, Fittante e Torselli ed é stata votata, oltre che dai sottoscrittori, anche dai consiglieri Cruccolini, Pugliese, Galli, Semplici, Alessandri e Razzanelli.

 

Per i diritti di tutti contro l’arroganza di pochi

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Determinati, sereni e insieme a chi, in tutta Italia, lotta per i beni comuni e il diritto alla città.

Il #16Nov è la nostra risposta alla politica che invade il patrimonio pubblico e lo regala agli appetiti privati, che antepone le prerogative della proprietà di pochi all’interesse collettivo.

Saremo in piazza a Pisa per denunciare le politiche di speculazione e di austerità che determinano la crisi, consumano i nostri territori, producono solo lavoro precario e ricatti, costruiscono cattedrali nel deserto, e trasformano ogni forma di attivismo civico e di reazione sociale in un problema di ordine pubblico.
Lo sgombero dell’ex Colorificio di Pisa e del Municipio dei Beni Comuni sono l’emblema dello scontro sempre più aspro tra beni comuni e interessi privati, che sperimentiamo in tutte le nostre città.
Il #16Nov dimostreremo che in questa città scorre anche un altro fiume e che non è possibile fermarlo. E’ il fiume dei corpi, dei bisogni e dei desideri di donne e uomini liberi che riprendono in mano il proprio destino e quello della comunità dove vivono, in forma responsabile e trasparente.
Abiteremo le strade praticando una grande, pacifica e legittima azione che riaprirà l’Ex Colorificio, chiuso con un atto di imperio in seguito ad una sentenza del Tribunale. E’ questa la nostra risposta allo strapotere delle multinazionali, alle lobby del cemento e a quella politica che con queste tratta e svende le nostre città.
Saremo un fiume in piena, come quello che attraverserà  in quella giornata le strade di Napoli contro la devastazione ambientale e l’emergenza sanitaria di cui è vittima il territorio campano, conseguenza di politiche criminali che hanno permesso di contaminare ed avvelenare i territori e le persone che li abitano. O come quello che scenderà sempre il 16 novembre in piazza in Val di Susa contro la TAV e la politica delle grandi opere, che spreca denaro pubblico, distrugge l’ambiente e alimenta un modello di sviluppo insostenibile. O che sarà a Gradisca d’Isonzo contro la politica dei CIE. Insieme in uno stesso giorno Pisa, Napoli, Gradisca d’Isonzo e Val di Susa. Quattro luoghi simbolo della lotta per i beni comuni e contro le politiche del privilegio.
Il #16Nov,per un fiume in piena, impossibile da fermare.

MUNICIPIO DEI BENI COMUNI – PISA

CONCENTRAMENTO ORE 13.00 PIAZZA GARIBALDI

16 Novembre #fiumeinpiena #excolorificio   ore 13 Piazza Garibaldi

Qui lo spot video del 16 nov: http://www.youtube.com/watch?v=RUjzi2OmPak

12 Novembre Comunicato Stampa presso l’ex Colorificio

13 Novembre Assemblea Cittadina Pubblica ore 21:00 Polo Carmignani

14 Novembre Critical Mass ore 17:30 Piazza Garibaldi

informazioni sui Pullman per Pisa

16 Novembre #fiumeinpiena #excolorificio   ore 13 Piazza Garibaldi

 Qui l’indirizzo dell’evento facebook: https://www.facebook.com/events/1431837997038467/