Convegno sull’Amiata e geotermia, le istituzioni non c’erano

Le riflessioni di Alberto Asor Rosa pubblicate anche dal Corriere della Sera del 11 febbraio 2011

Il 5 febbraio U.s. si è svolto ad Abbadia S.Salvatore un appassionante e partecipato CONVEGNO sul tema: “L’ Amiata e la geotermia”. Ho avuto il privilegio di concluderlo, sintetizzando al massimo la ricca discussione in questo modo: oltre a problemi ambientali e paesistici più generali (che in una visione più ampia andrebbero anch’ essi affrontati), lo sfruttamento geotermico dell’ area dell’ Amiata sembra porre due problemi assai gravi:

1) L’abbassamento del livello,e possibile e relativo inquinamento, del bacino idrico di cui l’Amiata è prezioso depositario;
2) la pericolosità delle emissioni per la salute dei cittadini della zona.Sul primo punto non appaiono esserci ragionevoli dubbi: gli stessi tecnici regionali, presenti alConvegno, lo hanno ammesso molto onestamente e illustrato. Qualche differenza di valutazione si manifesta invece a proposito della portata di tale abbassamento: attribuibile in ogni caso all’uso di tale riserva da parte delle centrali geotermiche.

Sul secondo punto il contrasto invece è aperto. Il Presidente Rossi, come sempre cortese e disponibile, ha dichiarato, intervenendo, che “i 43.000 abitanti di queste aree (vi comprende anche la zona geotermica a nord) hanno un livello di salute in linea con la Toscana, che ha un livello di salute tra i migliori del mondo (“la Repubblica”, 6 febbraio). Non pare che tale affermazione sia fondata, almeno per la parte che riguarda l’Amiata. I tecnici della Regione, che io ho ascoltato al Convegno, hanno parlato anche loro di un eccesso di morti “statisticamente significativo” nella zona in questione rispetto al resto al resto della Toscana; e i medici di base,presenti in gran numero, hanno avuto al proposito accenti molto preoccupati. I medici dell’ARS, tuttavia, sostengono che la geotermia non c’entra per niente;

e per spiegare il fenomeno, chiamano in causa una categoria che si definisce “stili di vita” pregressi delle medesimi popolazioni categoria che io, da ignorante, avrei definito più letteraria che scientifica.
Come che sia (se potessi insisterei molto su questo “come che sia”), il mio ragionamento, che è anche lo stesso che ho ascoltato dalla grande maggioranza degli intervenuti al Convegno, spesso di alto livello scientifico, è il seguente: non bastano dei ragionevoli dubbi (e ce ne sono a iosa) sull’uno come sull’altro punto, – insomma, sull’insieme dell’emergenza in questione, – per mettere in discussione una strategia economica fondata, come del resto è ovvio, sul raggiungimento del massimo profitto e per ridurre progressivamente lo sfruttamento geotermia invece di prevederne, come sta accadendo, il suo allargamento? Questa è la domanda che rivolgiamo agli amministratori toscani. Lo avremmo fatto anche ad Abbadia se qualcuno di loro si fosse fatto vivo a discutere con gli scienziati e i cittadini presenti. Nella mia esperienza questa latitanza si ripete in maniera sistematica in tutte le preziose occasioni di dibattito e di confronto che i Comitati mettono in piedi. In compenso, il giorno dopo, dai bureaux del potere, roventi comunicati di scomunica e di riprovazione, del resto in sintonia con i contemporanei e trionfanti comunicati ENEL. Non è l’ennesima riprova che, anche laddove sarebbe più lecito aspettarsi il contrario, politica e società, politici e popolo marciano ormai su due binari paralleli e incomunicabili?
A.A.R.